Solitude Creek: La Recensione del Libro



Autore: Jeffery Deaver

Dopo Sarò la tua Ombra, Jeffery Deaver decide che non è ancora il momento di mandare in pensione la nostra cara amica Kathryn Dance, reclutandola nuovamente per un altro caso complicato ed imprevedibile.

Rispetto al precedente, qui siamo lievemente sotto come giudizio complessivo, ma ciò non significa che sia un libro da bypassare, tutt’altro.

Brevemente la trama. All’interno del Solitude Creek, sta per andare in scena il concerto di una rock band, ma ad un certo punto inizia a sprigionarsi del fumo all’interno del locale, costringendo gli spettatori ad una fuga incontrollata verso le uscite di sicurezza, che però risulteranno essere bloccate. Ci saranno quindi diverse vittime e molti feriti a causa della calca. Il killer di turno infatti, gode nel provocare situazioni di emergenza in cui le vittime, trovatesi in trappola, iniziano la loro scomposta e pericolosa lotta per la sopravvivenza.

Ritroviamo quindi l’Agente Dance, stavolta però privata dei suoi gradi a seguito di un interrogatorio andato male (eh sì, la cinesica non pare essere infallibile) e ritroviamo anche il tema musicale, anche se in maniera piuttosto marginale se rapportato a quanto visto in Sarò la tua Ombra.

La figura del folle omicida (che poi di fatto negli attentati non ammazza nessuno, limitandosi “semplicemente” a scatenare il panico) è ben delineata e convincente, e personalmente ho apprezzato anche l’idea di alternare la narrazione inserendo alcuni capitoli raccontati proprio dal suo punto di vista. Sulla creazione dei villain, Deaver ha sempre mostrato grande inventiva, e pure in questo caso ha fatto centro, con la storia della progenie che chiede vittime ad accompagnare le reali motivazioni che spingono l’uomo a portare avanti il suo piano.
 

Lo stile di Deaver resta invariato e la lettura ne giova, risultando scorrevole e senza momenti di fiacca. Ho trovato molto interessante anche l’idea di soffermarsi brevemente sulla vita delle vittime poco prima che vengano coinvolte nel casino architettato per l’occasione, raccontandoci pure qualcosa sulla vita privata e tentando di farci in un certo qual senso affezionare a loro, per poi portarcele vie senza alcuna pietà.

A far da contorno a queste vicende, si intrecciano altri casi, per i quali vengono coinvolti diversi esponenti delle forze armate, e questo l’ho trovato un punto debole del romanzo, dal momento che a volte si genera un po’ di confusione tra i vari sviluppi. La risoluzione della faccenda risulta tuttavia apprezzabile, anche se priva di clamorosi colpi di scena, e punterà il dito in quella direzione che, se avete visto My Little Eye, non vi sarà così sconosciuta.

Una buona mossa è stata quella del coinvolgimento del borioso Foster, che all’inizio prende il comando di tutte le operazioni con supponenza ed arroganza (in particolare nei confronti della Dance), salvo poi rimanere fregato in maniera dannatamente apprezzabile. Ma nonostante ciò, ritengo questo lavoro leggermente meno avvincente, tanto che alla fine il lettore tenderà quasi a farsi attrarre più dalle vicende personali dei protagonisti (con uno sviluppo che ci si attendeva da molto tempo, se avete seguito tutta la saga), piuttosto che da quelle dei casi in questione.

Ma resta comunque un libro che vale la pena di leggere.

Giudizio complessivo: 7.5

Qui il libro

Buona lettura,



Lasciate un commento, oh voi che leggete...
Per non perdervi neanche una recensione, seguiteci qui 😉:

     

Nessun commento:

Posta un commento