Regia: Sergio Martino
Siamo in Italia, all’inizio degli anni ’70 e il genere giallo-thriller-horror sta iniziando a sfornare perle indimenticabili in rapida sequenza.
Da Reazione a Catena del Maestro Mario Bava, passando anche per i due lavori che lo stesso Martino fece uscire l’anno precedente: Tutti i colori del buio e Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave. Un Sergio Martino che, come molti registi di casa nostra di quell’epoca, si è dimostrato un vero poliedrico, spaziando tra vari generi (tra cui il poliziottesco, che adoro) e uscendone sempre vincitore (o quantomeno avversario rispettabile).
Brevemente la trama. Tra gli studenti dell’Università per stranieri di Perugia, cominciano a verificarsi diversi efferati omicidi, tutti commessi da un misterioso serial killer dotato di passamontagna. Nessuno è al sicuro.
Avendo già una discreta dose di esperienza nell’ambito dei vari generi cinematografici, Martino riesce qui a creare un connubio perfetto tra le atmosfere giallo-thriller e i siparietti erotici che, già dalla prima immagine, si capisce come abbiano un ruolo non esattamente secondario all’interno della pellicola. Il tutto reso anche possibile da una carrellata di donne stupende, tra cui spicca la conturbante Daniela, alias Tina Aumont, ma senza ovviamente rendere le altre meno meritevoli di menzione. Ad esse si contrappone, dall’altro lato, il sempre tamarrissimo Luc Merenda, stavolta nell’insolito ruolo del dottore piacione che, tra un ammiccamento e l’altro, riesce pure a ritagliarsi una parte importante all’interno della storia.
La tensione che si viene a creare durante gli omicidi è altissima, già a partire dalla prima scena con protagonista la coppietta in macchina. Il killer nel complesso fa la sua sporca figura e spesso i suoi ingressi in scena sono accompagnati da ottime musiche composte in quest’occasione da Guido e Maurizio De Angelis e il tasso di violenza si mantiene bello elevato, con ampio uso di quel bel sangue rosso vivo, tipico dei prodotti dell’epoca.
"La morte è la più sicura custode dei segreti"
La regia è ben curata e gode di alcune sequenze davvero pregevoli, seppur accompagnate in alcuni casi da mancanze dovute in parte all’epoca in cui ci si trova, ed in parte alla disponibilità di budget non esattamente stellari. Prendiamo per esempio la scena dell’investimento al venditore, davvero ben realizzata, con ottime inquadrature ed effettacci artigianali di buon livello, ma durante la quale tuttavia non si può non notare l’utilizzo di un fantoccio nelle parti più difficili da girare. L’entrata in scena di Stefano nella casa, spinto al suo interno dal killer, rappresenta un altro dei momenti top del film, così come la frenetica sequenza in cui un’impaurita Suzy Kendall caccia tutto nell’armadio per non farsi beccare, con sottofondo musicale tambureggiante ed incalzante.
La curiosità per scoprire l’identità del killer (sempre inquadrato senza mostrare la faccia, solo un lato della bocca) si mantiene viva per tutta la durata della pellicola, anche se in fin dei conti, ripensandoci bene, gli indiziati non sono poi così tanti, ma la rivelazione finale, con tanto di motivazione piuttosto credibile, ritengo possa mettere d’accordo tutti.
Probabilmente in America (dove è uscito col nome di Torso) ha avuto più successo che da noi, ma questa è una di quelle perle che gli appassionati del genere non devono farsi assolutamente scappare.
Enjoy,
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