Autore: Paola Barbato
Ho ritrovato Paola Barbato, come si ritrova un’amica che non leggi da tanto. In realtà mi sono accorto di non averla mai persa davvero di vista, avendo come fil rouge i suoi lavori bonelliani (in particolar modo il suo ruolo di Madrina Malefica su Dylan Dog).
Così, dopo aver letto i suoi primi tre romanzi, e uno iato di qualche annetto, ecco che mi ritrovo ad un tête-à-tête con l’autrice, incuriosito dal suo nuovo libro e dal soggetto. Ti invito a leggere, offro io. Vuoi essere il mio (ultimo) ospite?
Accetto.
La vecchia Adalgisa Grisenti si spegne nella sua villa ad Olimpia d’Arsa. Lascia due rami di parentado, i Grisenti e i Riboldi poco affranti e molto ansiosi di spartirsi il patrimonio della vecchiarda. Il problema è che la cara estinta aveva parecchio il braccino corto: diffidava di banche e nipoti compiacenti, lasciava la villa ad appannarsi per non cacciare soldi; e non ha fatto testamento. Occorre sigillare la casa e fare un inventario secretato per sedare la cupidigia e le diffidenze tra parenti, per cui questi affidano l’incarico al notaio Flavio Aragona.
Flavio è un bell’uomo che si sta portando dietro degli strascichi pesanti, dovuti ad un trauma pregresso che condivide assieme a Letizia Migliavacca, sua assistente ed ex ghostwriter dal capello crespo e con qualche chilo di troppo. Letizia però compensa la scarsa avvenenza – ed autostima – con un’immaginazione vivida che proietta in Medina, la sua vena creativa, ma anche una proiezione ideale di sé stessa; ed ha una cotta a bestia per Flavio, ma si contenta di arrossire e sospirare. Entrambi, accompagnati a Zora, il vecchio cane di Letizia, andranno ad Olimpia d’Arsa per fare l’oneroso inventario. Una volta dentro, saranno rinchiusi finché non avranno concluso; nessuno può entrare, nessuno può uscire.
Ma nel momento in cui iniziano ad inventariare Letizia (e Medina) percepiscono una nota stonata in alcuni oggetti banali, come occhiali da sole da bambina, un pacchetto di Tic Tac and altre amenità: la vecchia non sembrava una persona così affettuosa da conservare souvenir di nipoti. E poi c’è quella luce azzurra in cantina, di notte, e quei fruscii che ricordano dei passi. Inoltre, Zora si comporta in modo strano, non vuole entrare nella villa. Può essere tutto, può essere niente, ma rimane un senso di disagio, la villa è inospitale. Che sia lo spirito della vecchiaccia? O è solo suggestione? E se la suggestione di Medina fosse peggio di qualsiasi ipotesi di Letizia…?
L’ultimo Ospite è proprio un invito a cena, con menu al buio, ideato e cucinato – pardon, scritto - in modo sapiente dalla Barbato.
L’incipit con la morte della vecchia è un aperitivo secco per aprire la voglia di leggere, l’incarico degli eredi e la presentazione di Flavio e Letizia è un gustoso antipasto, ma i piatti forti arrivano dopo; è una storia lineare, con pochi personaggi ma molto ben congeniata, che in certi passi porta il lettore nei pensieri dei personaggi, empatizzando con loro: non si può non sospirare o arrossire con Letizia divisa tra rassegnazione e adorazione verso Flavio così bello e irraggiungibile. Oppure le ipotesi, le supposizioni e le paranoie di lei sugli oggetti insoliti nella villa e il conseguente ping-pong mentale con Medina. Flavio, da parte sua è un uomo (apparentemente) tutto d’un pezzo, ma in realtà sfibrato dal trauma passato in bilico tra il dovere professionale e pazienza per le strane fantasie di Letizia. Personalmente ho trovato simpatica e ben raccontata anche la soggettiva di Zora. Ma c’ è un altro protagonista che la Barbato ha architettato (letteralmente) per noi: Olimpia d’Arsa.
La vecchia magione, con quel nome aulico demodé, decaduta come la sua ex proprietaria, è una presenza a tutti gli effetti, con le sue stanze austere da villa di campagna. La immaginiamo, sentiamo l’odore dei muri, ne vediamo le stanze, gli scomparti segreti…e ci perdiamo dentro calati nella spirale di pensieri e di ipotesi, fino a quando non ritroviamo il filo che Arianna – scusate, Paola - ha teso per noi per raggiungere l’uscita.
Il dessert arriva con una riduzione di sangue che dà sapore al tutto, e ho chiuso il libro soddisfatto.
Specialità della casa, la tensione costante; era squisita.
Grazie della cena e della lettura, Paola. Vado a recuperare gli altri.
Qui il libro
Buona lettura,
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