Dracula Padre e Figlio: La Recensione del Film



Regia: Edouard Molinaro

Di Dracula si può (sor)ridere, perché i vampiri sono una cosa seria.

Lo sa bene Christopher Lee, che subito dopo avere interpretato Il Conte per eccellenza in quel capolavoro che è Dracula il Vampiro (1958), vola subito qui da noi (sì, proprio qui in Liguria, a Sestri Levante) per girare la parodia Tempi Duri Per I Vampiri, dove però interpreta lo zannuto Roderico da Bramfurter, perché di vampiri si può ridere, ma Dracula è una cosa seria.

Ho scritto il contrario? Vedrete perché.

Quindici anni - e altrettanti Dracula dopo -, ritroviamo il buon Christopher in una situazione del tipo L’uomo Che Inventò Il Natale (2017), quel film dove Charles Dickens, crea e vede davanti a sé le sue creazioni e interagisce con loro, avete presente? Ecco, immagino l’attore ad un certo punto a battibeccare con la silhouette di Dracula. Non ne può più di interpretarlo, implora il Conte di morderlo ed entrare nel suo curriculum come in una cripta. «Sono stanco di questi copioni raffazzonati che non usano neanche le battute di Stoker. O mi dirige Zeffirelli, o raccontiamo una storia diversa; io abdico dal ruolo. Non posso, non devo e non voglio farlo ancora.» Dracula sogghigna, mostra i canini beffardo, non è ancora finita. Ride bene…Chi ci ride sopra.


E così ci spostiamo in Transilvania, 1784. Una carrozza con a bordo Erminia (la regista Catherine Breillat), viene intercettata dai servitori del vampiro che la conducono al castello dove il conte, che sfoggia una zazzera canuta, vuole due cose da lei: prima un erede e poi il suo collo. Nove mesi dopo nasce il piccolo Anacleto (Ferdinand in originale) e Dracula morde la sua promessa; che si dimostra subito infelice di non potersi più specchiare, e che lui consola dicendole che non ha più bisogno dello specchio: «Ci sarò sempre io qui a dirvi che siete la più bella.» Ho provato anch’io questa frase per beccare, ottenendo reazioni che andavano da sopracciglia inarcate, a risolini di compatimento. Ma è perché devo cambiare dopobarba, altrimenti l’intonazione la faccio uguale, ve lo giuro.


Erminia però si attarda nella prima notte di caccia e Dracula rimane vedovo. Passano i secoli, Anacleto si è fatto uomo, ma – onta e disonore – beve ancora dal biberon, non ha ancora imparato a mordere! Inoltre, con l’avvento del comunismo padre e figlio sono costretti ad emigrare. Finiranno divisi e subiranno traversie tragicomiche: Dracula in Inghilterra, dove diventa una star dei film horror, Anacleto in Francia dove diventa guardiano notturno. I due si ricongiungeranno, ma scatterà la faida per amore di Nicole (Marie Hèléne Breillat, sorella di Catherine, che dà quella vaga somiglianza adatta a far scattare la molla tra padre e figlio).

Dracula Padre e Figlio, è una parodia dei vampiri, brillante e garbata, con un umorismo tutto francese, pieno di trovate gustose, tipo la falce e martello usata da comunisti come croce contro i vampiri, oppure Dracula alle prese col mondo moderno: entra in una casa, azzanna una donna semi coperta e questa si sgonfia…da brava bambola gonfiabile. 


L’escamotage di Lee è quello di interpretare un vampiro e di non parodiare mai il Conte: «Io non interpretavo la parte di Dracula, non era un film su Dracula, che non appariva mai nella storia, nemmeno per nome.» Racconta Lee, anche se il riferimento è inevitabile e voluto perché permette all’attore di fare il verso al suo status di divo dell’horror e di villain. Il suo è un addio al personaggio e ad una fase della vita: Lee in quel periodo si lancia verso Hollywood alla ricerca di una carriera più ampia e vuole lasciarsi alle spalle il mondo del terrore (anche se romperà la promessa con quella vaccata di Howling II (1985): ma dico, scegli meglio, hai pure rifiutato il ruolo del dottor Loomis in Halloween –La Notte delle Streghe (1977), tu che volevi sempre fare il buono!) e quale modo migliore per farlo se non con una risata proprio sul mondo vampiresco? Una risata vi seppellirà, ma non prima di avervi morso sul collo.


Molinaro è un regista collaudato per le commedie, dirige con brio e racconta un simpatico conflitto tra padri e figli. Bernard Menez (Anacleto) è una buona spalla con quell’aria da Calimero impacciato e femmineo che si ritrova, tanto da sembrare il cugino di Carlo d’Inghilterra, ramo cadetto e funereo (a proposito di principi e dinastie eterne…Ops!).

Morale: Vampiri e ironia vanno a braccetto. Attenti però: pungono.

Curiosità: Lee essendo poliglotta, nella versione francese recita con la sua voce. In quelle inglese venne doppiato senza il suo permesso. Una telefonata all’avvocato e voilà, Dracula speaks Lee.

Buona visione.


Trailer



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