Regia: Thomas Vinterberg
Thomas Vinterberg (autore de Il Sospetto) firma la regia di Un Altro Giro, film danese che si è aggiudicato l'Oscar come miglior film straniero.
È la storia di 4 persone comuni, 4 professori di un liceo che conducono vite monotone e avare di gioie, 4 uomini che un bel giorno decidono di mettere in pratica una folle teoria, secondo la quale l'uomo sarebbe nato carente di una quantità alcolica nel sangue pari a 0,5. Il loro esperimento consisterà quindi nel mantenere costantemente un tasso alcolemico pari allo 0,5%. Decideranno di bere qualche sorso dalla mattina alle 8 fino alle 18 di pomeriggio, weekend esclusi. Il tutto per vedere se effettivamente migliorano le loro vite sociali e professionali.
Un Altro Giro è un film malinconico e ben fatto. Soprattutto Mads Mikkelsen (sempre bravissimo, guardatevi il sopracitato Il Sospetto se siete dubbiosi) riesce a trasmettere empatia. Ti viene proprio da simpatizzare con lui e dietro a quegli occhi stanchi e quelle rughe così accentuate io personalmente vedevo un potenziale me del futuro. Perché, diciamocelo, il rischio di rimanere bloccati in un lavoro che non volevamo fare e in una famiglia complicata c'è. È lo spettro di molto giovani, costretti magari a rinunciare ai propri sogni per mantenere una famiglia nata troppo presto o semplicemente perché la vita li ha dirottati verso altri lidi.
Ma oltre a raccontare la vita malinconica di questi quattro personaggi, il film fa riflettere sulla necessità umana di evadere dalla vita quotidiana, sulla potenza e il pericolo di questo strumento artificiale versato nei nostri bicchierini da shot o da drink. C'è quindi anche un messaggio sociale di fondo importante.
La colonna sonora poi è ottima e si incastra benissimo con la narrazione. Soprattutto la canzone "What a life" a inizio e fine film, quasi a voler chiudere un cerchio, è perfetta.
A dirla tutta, l'ho avvertito un filo noioso verso metà film, perché non capivo bene dove volesse andare a parare e mi sembrava si stesse dilungando un po' troppo. Ma si riprende egregiamente nel finale.
Alcuni personaggi di contorno (mi riferisco in particolare alle due mogli dei protagonisti) forse meritavano un approfondimento ulteriore, perché finiva per importarti poco delle loro vicende, che invece avrebbero una loro rilevanza.
Infine, il doppiaggio italiano purtroppo è stato pessimo: non restituisce dignità agli attori in scena. Mi stranisce perché di solito sappiamo essere all'altezza, ma stavolta spero davvero di riuscire a rivedere il film in lingua originale perché l'esperienza al cinema, da quel punto di vista, mi ha deluso.
Un film non imperdibile ma che, se capita, merita decisamente una visione, fa riflettere e intenerisce. Ne esci immalinconito ma di quella malinconia sana, che ogni tanto serve. Un film monito che ti porta a ragionare sulla tua vita e a chiederti se anche tu per essere felice hai bisogno di assumere sostanze alcoliche.
Giudizio complessivo: 7.5
Buona visione,
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