Regia: Michael Chaves
Non mi serviva vedere questo film per avere la conferma che James Wan (che apprezzo molto per quello che ha fatto e che è riuscito negli anni a mettere in piedi) ha un problema, ovvero quello di iniziare percorsi assolutamente interessanti, salvo poi defilarsi e lasciare tutto nelle mani di personaggi non sempre all’altezza della situazione.
In parte è successo con Saw, anche se bene o male il livello non è mai caduto eccessivamente in basso, mentre invece sta accadendo con l’universo Conjuring, in particolare con i vari spin-off visti negli ultimi anni. E quindi, se tra le varie delusioni una delle peggiori in assoluto (La Llorona) portava la firma in regia di Michael Chaves, non mi capacito di come sia stato possibile affidargli il comando di quello che si candida ad essere uno dei lavori più attesi dell’ultimo periodo, anche in virtù della faccenda COVID che ha rallentato inevitabilmente le uscite.
Allora partiamo dal principio. Il primo Conjuring mi era piaciuto molto, ma già dal secondo, nonostante lo abbia abbastanza apprezzato, cominciavano a manifestarsi i primi segni di cedimento, per cui il nostro eroe Chaves partiva già con una bella gatta da pelare. Fortunatamente però, i casi dei Warren sono molteplici e ognuno viaggia quasi per conto suo, quindi l’ingombrante responsabilità di proseguire un qualcosa di non concluso ecco che subito viene a cadere, concedendo quindi ampio margine di manovra al regista.
Qui ci troviamo di fronte al caso di Arne Johnson, che già avevamo trattato nella sezione Scary True Stories, in questo articolo che vi invito a leggere, risparmiandovi quindi la breve trama di questo film e passando subito a trattare i punti forti della pellicola.
Dunque vediamo…finito.
Davvero, la mia non vuole essere una provocazione, ma onestamente non riesco a salvare davvero nulla da questo lavoro, una vera cozzaglia di casino che ti fa solo pentire di aver perso due ore di vita per assistere a questo scempio.
Già l’inizio parte malissimo, con la scena di esorcismo francamente ridicola ed involontariamente grottesca che non fa paura, non fa ridere, non fa piangere, non fa e basta e se uno pensa che magari il tenore del film tenda a migliorare col passare del tempo si sbaglia di grosso.
Si nota sin da subito come non ci sia stata un’idea ben chiara di che piglio dare a The Conjuring - Per Ordine Del Diavolo, perché non ci siamo né dal punto “atmosfera”, né da quello “paura”, né da quello “coinvolgimento” e soprattutto neppure da quello che forse avrebbe potuto minimante salvarlo, ovvero “l’intrattenimento”.
Le riprese appaiono infatti confuse, spesso confinate ad ambienti bui che sembrano quasi essere stati privilegiati per mascherare difetti di realizzazione. Un escamotage che posso accettare in produzioni col budget pari a quello della paghetta che percepivo da mia madre a 11 anni, ma su cui non posso far finta di niente in un lavoro con un’impalcatura come quella costruita per l’occasione. Le ambientazioni risultano di conseguenza poco suggestive e non aiutano minimamente lo spettatore a farsi trasportare all’interno di una realtà che invece potenzialmente aveva molta suggestione.
Passiamo alla faccenda “paura”, perché di fatto la pellicola sarebbe inserita principalmente all’interno di un contesto horror. Mi è capitato di leggere, tra i vari commenti negativi, diverse lamentele su un abuso di jumpscares (situazione che a me non dispiace in partenza) e a questo punto mi sovviene il dubbio di aver visto un film diverso dagli altri, perché onestamente non ricordo la presenza di un solo jumpscare che si possa chiamare con questo nome. Forse l’intenzione di giocare su questo aspetto c’era e, nel caso, la realizzazione appare totalmente sbagliata. Ora, dopo svariati anni e migliaia di film horror visti, non voglio dire che un film debba necessariamente spaventarmi per potermi soddisfare (poiché ormai ritengo sia quasi impossibile), ma la costruzione di un jumpscare dovrebbe essere un qualcosa di più dal semplice aumento di volume, per altro qui neppure troppo forzato. Basti pensare a lavori tipo Two Sisters o Sinister, per citarne due che da quel punto di vista hanno centrato l’obiettivo, per far emergere come qui non ci sia la benchè minima costruzione di quella scena che come fine ultimo avrebbe quella di far saltare sulla sedia lo spettatore. E tra le altre cose, se proprio non ci riesci a creare i presupposti per poter arrivare al caro amico jump, si può sempre contare sull’effetto sorpresa come nella scena del barbone in Mulholland Drive, che evidentemente il dottor Chaves non avrà visto o di cui non avrà preso sufficienti appunti.
Proviamo allora a vedere come ce la siamo cavata dal lato “coinvolgimento” e per citare uno dei miei film preferiti risponderei con un “Male per Dio”. Attori che sembrano essere messi lì controvoglia, che offrono una prestazione mediocre quasi solo per giustificare la riuscita di un compitino che invece è rimasto una chimera. Perfino Wilson e la Farmiga, che ormai nel ruolo dei Warren parevano consolidati, sono apparsi scarichi, poco coinvolti nel progetto ed incapaci di farti entrare nel personaggio, non riuscendo minimante a trasmettere un minimo di quello che probabilmente era l’obiettivo.
Chiudiamo col discorso intrattenimento, perché oltre tutto quello che ho appena detto, il film TI FA DUE PALLE TANTE, una noia cosmica che davvero rende quasi impossibile una visione fluida che ti spinga a voler proseguire. Più volte mi sono trovato costretto a guardare quanto mancasse, e in un paio di situazioni la tentazione di spegnere tutto stava per prendere il sopravvento, segno che pure da questo punto di vista non ci siamo.
Aggiungiamo poi la questione del processo ad Arne, fattore piuttosto importante vista l’originalità della questione, ed invece liquidato in un minuto scarso con un semplice e banale “NON COLPEVOLE CAUSA POSSESSIONE DEMONIACA”, oppure la comparsa di un ciccione a caso che onestamente non si capiva che cazz ci facesse lì, oppure dialoghi imbarazzanti che manco in Progetto Entità o, per finire, una realizzazione più traballante di Ed dopo l’infarto, il quale però poteva almeno contare su un bastone per appoggiarsi, cosa che alla pellicola invece non è stato gentilmente offerto.
Non ho voluto neppure menzionare il lato strettamente tecnico, perché potevano esserci anche piani sequenza entusiasmanti o altre finezze degne di nota (di cui comunque non vi è traccia), che non sarebbero servite a risollevare una baracca che davvero non sta in piedi.
Perfino l’unica sequenza che sembrava interessante, con Lorraine nei sotterranei nella parte finale, è stata vanificata da quell’esibizione di break dance del demone Lola che si suicida.
Niente, la smetto qui che devo ancora smaltire l’incazzatura.
Bocciato su tutta la linea.
Giudizio complessivo: 2.5
Infelice visione,
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