Regia: Paolo Cavara
In principio fu Mario Bava, che buttò nel suo thriller Sei Donne Per L’Assassino (1965), un maniaco con impermeabile, guanti e cappellaccio, armato di sadismo e inventiva.
Poi arrivò un critico cinematografico e sceneggiatore con la zazzera da paggetto che perfezionò il meccanismo e diresse il suo esordio, L’uccello Dalle Piume Di Cristallo (1969). Il suo nome è Argento, Dario Argento, e siccome in Italia il prodotto che va di più viene subito imitato, ecco che arriva anche il resto dello zoo: un’invasione di thriller con animali nel titolo e assassini più o meno guantati che imperversano con varia fantasia e truculenza.
Può essere una Giornata Nera Per l’Ariete (1973), mentre ammirate Gatti Rossi In Un Labirinto Di Vetro (1975), oppure vi dilettate con Una Lucertola Con La Pelle Di Donna (1971) e via, fino ad esaurimento scorte, verso il 1977 o giù di lì, quando il genere tramonta. L’importante è mantenere le coordinate e variare gli ingredienti a seconda del tono del film: più morboso, più delirante, più cappelli, meno coltelli…Ci siamo capiti.
Ne La Tarantola dal Ventre Nero abbiamo le clienti ed il personale di un centro di bellezza prese di mira da un maniaco guantato che prima le immobilizza con uno spillone e poi le sventra. Il commissario Tellini indaga, ma nel mirino del pazzo ci finirà anche la sua fresca mogliettina.
Il film aderisce al filone dei thriller argentiani come un guanto (di pelle nera). Lo vidi ad un Fantafestival avvenuto nella mia città nel 2003, una sostituzione dell’ultimo minuto a causa di guasti tecnici del proiettore che aveva impedito la programmazione originale dedicata a Mario Bava (fine momento boomer, riprendo a recensire). Non conoscevo né il titolo, né la trama così me lo godetti di più, anche se un secondo rewatch in dvd ha svelato qualche ruga nei ricordi.
La cosa che mi ha incuriosito di più per essere un thriller “medio” è il dispiego di nomi nel cast: Giancarlo Giannini come commissario (un po' acerbo come recitazione, in realtà), Stefania Sandrelli (allo zenith della bellezza), Barbara Bouchet, che apre il film in totale nudità mentre sul lettino si fa massaggiare, per iniziare poco dopo la catena di omicidi come prima vittima del maniaco. E ci sono Barbara Bach, futura moglie di Ringo Starr, Rossella Falk, Claudine Auger…Una sfilata di nomi (e vittime) e di caratteristi del cinema bis di quegli anni chi in un ruolo, chi nell’altro, a volte risicato, a volte sprecato. La soluzione/rivelazione arriva negli ultimi minuti del film, come di consuetudine.
Un oggetto curioso, figlio del suo tempo che ha come pregio di radunare un cast simile per creare un po’ di polpa su una trama in cui, tra falsi indizi e sequenze sibilline e/o incongruenti, non ti importa (oppure non vuoi, se lo sgami) sapere chi è l’assassino.
Cavara viene dai vari Mondo Cane, ma tratta la materia con disinvoltura, anzi dando quel giusto voyeurismo che serve per arrivare alla fine. Una visione non gliela si nega.
Che c’entra la tarantola del titolo? Se vi ho incuriosito, allora scopritelo: lo zoo è aperto…
Buona visione,
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