Regia: Robert Young
La Hammer di fine carriera sperimenta i soggetti dei film come se fossero sandwich da farcire. Dracula e hippies? Anemico. Canini e spadaccini? Già meglio, aggiungi un po' di poppe, ehm spezie. Allora vampiri e kung-fu? Meglio la pizza all’ananas, e poi il curry mi rinviene. Vampiri gitani e circo? Andata, mi fai un Vampire Circus e ci aggiungi una spolverata di violenza e due fette di…ehm bacon che stanno bene su tutto e danno quel gusto in più.
Già il prologo parte coi sapori forti: Serbia, 1810. Anna, l’amante succube del vampiro Mitterhaus, gli porta in dono una bambina che poi osserva lasciva mentre il conte l’azzanna. Subito dopo i due amoreggiano senza tanti complimenti. Gli abitanti del villaggio - compresi di marito becco - fanno irruzione, fustigano la donna e impalano il vampiro, che prima di morire lancia una maledizione sul villaggio e sui loro discendenti. Poi con le ultime forze ordina ad Anna di cercare il Circo della Notte: essi lo vendicheranno. E non sono nemmeno partiti i titoli di testa…Gustoso!
Passano gli anni e quindici sono lunghi il tempo dei credits. Ora il villaggio è in quarantena per un’epidemia; coprifuoco e a letto presto, tipo il nostro 2020. A distrarre gli animi arriva il famigerato Circo della Notte per “rubarvi gli ultimi soldi rimasti”, come la zingara capo deride gli abitanti. In realtà è la facciata con cui i parenti di Mitterhaus si vendicheranno dei paesani e dei loro figli ormai cresciuti, usando il loro fascino ferino e gitano. Ci sono tutti: l’uomo forzuto, il clown nano, gli acrobati, i gemelli…
Esplicito, erotico, visivo. Sono gli aggettivi e gli ingredienti della pellicola che riempie gli occhi con belle trovate e spunti interessanti. Su tutti: il baraccone dello Specchio della vita con cui i vampiri ghermiscono le proprie vittime, la conturbante danza della tigre (una donna nuda e calva col corpo verniciato di strisce verdi e nere) e l’idea che i vampiri possano anche trasformarsi in pantere o altre fiere, diventando “attrazioni” del circo. Tutto senza CGI, con i soli mezzi dell’epoca e i set riciclati benissimo dai film precedenti, come da migliore prassi Hammer.
Ma il piatto forte è l’erotismo liberatorio e quasi scatenato, la famosa fetta di bacon bella spessa che farcisce questo club sandwich. Più prosaicamente, il vampiro è fonte di liberazione sessuale ma palesato in modo piuttosto forte; anzi, credo sia l’unico caso in cui la casa inglese si concede così tanta libertà. E il film ne giova e diverte.
Un bel jolly e uno dei pochi vampireschi fuori dal ciclo di Dracula e di Carmilla, che per questo motivo rischia di passare in secondo piano nel catalogo Hammer. Il titolo italiano fuorvia un po', alludendo (forse) alla figura della zingara leader e dalla doppia identità, oppure i nostri distributori hanno puntato più sulla… pancetta. Quello che conta però è una buona visione: la quarantena sta finendo e il circo è arrivato in città…
Curiosità: l’uomo forzuto è Dave Prowse, futuro Darth Vader di Guerre Stellari, mentre la belante Dora è Lynne Frederick, futura moglie di Peter Sellers.
Buona visione,
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