Violence Voyager: La Recensione del Film



Regia: Ujicha

Non è una novità, ne tantomeno una opinione controversa, che le trasposizioni (lascio la cosa molto in generale, perché non limitata al solo media “cinema”), soprattutto quando si toccano precisi autori, tendono a risultare decisamente molto... difficoltose, direi.

Certo, ho specificato “precisi autori”, perché c’è chi si presta molto meglio e bene all’adattamento cinematografico, nel campo horror, vedi uno Stephen King a caso. E c’è naturalmente chi, per un motivo o per l’altro, beh, non troppo.

Junji Ito potrebbe anche rientrare in questo gruppo, se non fosse per Violence Voyager. Il primo, vero film, che ci conferma quello che pensavo quasi impossibile, ma comunque speravo: il body horror di Ito si può portare su schermo.

Non con qualche difficoltà, sicuramente, ma il secondo lungometraggio del promettentissimo regista e sceneggiatore Ujicha (The Burning Buddha Man), pur non essendo direttamente basato su uno dei lavori del più importante autore di manga horror del Giappone, ne è palesemente influenzato.


L’orrore secondo l’accezione di Ito è stratificato, complesso, per questo difficile da esporre, e non limitato agli ABOMINI, ESECRAZIONI e ATROCITÀ miste disegnate su carta, che a loro volta vengono sviluppate da situazioni relativamente normali. È naturale che il body horror abbia un ruolo fondamentale, ma serve una cornice. E quindi Junji Ito, e anche Ujicha in Violence Voyager, creano prima un vero e proprio mondo, simile al nostro, ma diverso in quel poco che conta.


In Violence Voyager, ogni singolo personaggio, tranne forse il protagonista e la madre, emanano un aura di puro sconforto, estraniamento. Che esse si rivelino figure buone o cattive, non importa niente. Il sospetto che c’è qualcosa che non va già dalle prime scene, non si collega in alcun modo ai veri orrori che i nostri eroi dovranno affrontare, ma ne butta le basi e ne stabilisce direttamente il mondo implicitamente malsano intorno a loro.

E ho cercato, bene o male, di analizzare quelli che sono SOLO i primi 20 minuti di quella che posso dire essere una bella perla di animazione estrema. Ma estrema estrema eh.

Con inoltre uno strabiliante utilizzo della tecnica del “gekimation”, della quale vengo a conoscenza praticamente solo ora, e che calza a pennello con gli ABOMINI, ESECRAZIO...insomma avete capito, di Ujicha.

Volevo spendere anche qualche parola sul terzo atto del film, ma non so. Boh, non lo so.

Buona visione,


Trailer



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