Jakob’s Wife: La Recensione del Film



Regia: Travis Stevens

Questa recensione è frutto della collaborazione tra me e Luca Rait; un’operazione degna della migliore UCAS (Ufficio Complicazioni Affari Semplici), e che secreteremo nei rapporti privati, ma quello che conta è che ve lo presentiamo qui su Recensissimo. 

Parafrasando i Blues Brothers: “Siamo in missione per conto nostro.”

C’è matrimonio e matrimonio: alcuni sono felici forever & ever, altri invece scricchiolano e come diceva Flaubert, diventano una cattiva comunione di umori di giorno e di odori alla notte. Per alcune persone il matrimonio è la tomba dell’amore. In questo film ne diventa piuttosto la periferia. Quella della provincia americana asettica dal cielo uggioso sopra alberi spogli e recinti che sembrano pollai. Quella dove il giudizio del Signore sta arrivando ed è vicino: Dio è un autovelox; oppure una pattuglia stradale nascosta dietro i manifesti pubblicitari (a Ebbing, Missouri, perdonatemi la citazione). Quei posti fatti di Bibbie, barbecue e grigiore.


Anne Fedder è la wife di Jakob (e del titolo), un pastore di mezz’età che ha il suo gregge in un paesino piccino picciò. E’ una moglie dimessa e riservata, di quelle che appena fanno per accennare un discorso vengono coperte, pardon eclissate dal marito; una donna che resta sveglia nel letto a sentirlo russare e che fa (goffa) aerobica al mattino: una moglie in periferia, anche come età. Una moglie come Dio – o chi ne fa le veci - comanda.


Sotto la cenere di Anne però cova il fuocherello della cotta giovanile, alias Tom Low, che ricapita in città. Siccome Anne è donna e non santa, si apparta con l’uomo in una vecchia fabbrica dove ci scapperà un bacetto…e l’apparizione del Maestro, un vampiro dal look alla Nosferatu che le piazza un bel morso con i suoi canini da roditore, mentre Tom finirà in pasto ai topi.

Da quel momento Anne rinasce; più viva, forse viva per davvero in tutta la vita. Più sicura di sé, dalla periferia del matrimonio, andrà verso il centro città. Oh, I, I’m still alive…Ma come conciliare la sua nuova vita con Jakob? Lui come la prenderà? Cercherà di salvarle l’anima o impalargliela? E soprattutto, come le suggerirà il Maestro: “Quando smetterai di pensare a ciò che vogliono gli altri e inizi a pensare a te?


Anne è sopratutto Barbara Crampton beniamina dei fasti horror anni ’80, che come la sua protagonista sta vivendo una nuova vita filmica. Dal suo rientro in campo col film You’re Next (2011), l’attrice si butta anche nella produzione e nella ricerca di finanziatori per racimolare i dindi necessari per mettere insieme i film. Non c’è da meravigliarsi se dopo aver letto la sceneggiatura, s’innamora del personaggio. L’immortalità anche a 60 anni suonati è una rinascita. Alla regia invece troviamo Travis Stevens dopo l’inquietante e interessante La Ragazza del Terzo Piano (2020)

Il vampiro è un’allegoria che sta bene su tutto, come il nero: capitalismo, libertà sessuale eccetera, dipende da cosa si vuole raccontare: Jakob’s Wife è la storia/metafora di un matrimonio, che sceglie un’ironia fine per descrivere il rapporto tra marito e moglie, tipo quando per sedare la sete di sangue di Anne, Jakob e lei si smezzano una cannetta:

E’ bello vederti di nuovo ridere.” Osserva lui. “E’ tanto che non sentivo di ridere.” Ribatte Anne. “Scusami se a volte ti ho parlato sopra.” “Scusami tu se non parlo spesso a voce alta.”


Non mancano i momenti con più emoglobina e i canoni del genere vampiresco ci accontentano con un bel paio di impalamenti, teste mozzate e un look topesco per i vampiri che fanno la stessa fine dei ratti. Ma la vera chiave di volta è il rapporto tra Anne e il Maestro stranamente androgino (difatti è interpretato da una donna, Bonnie Aarons).

Perché ha scelto proprio lei? Anne deve per forza prosperare o morire? La risposta è nell’ultimo fotogramma che risponde anche alla premessa iniziale di questa recensione: c’è matrimonio e scene da matrimonio. Tra moglie e marito non mettere il dito; al massimo un paletto di frassino.

Da gustare in compagnia di un calice di rosso. Non importa di quale cripta, pardon cantina.

Buona visione,


Trailer



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