Regia: Paul Hyett
Pellicola dai forti contenuti in cui il regista inglese mette in scena uno dei più crudi e violenti horror revenge della cinematografia britannica. Un film molto violento che colpisce forte e che riesce anche a creare un forte senso di disagio, quasi un vero e proprio malessere fisico.
La vicenda ha un’ambientazione generica, siamo nei Balcani agli inizi degli anni 90, all’interno di una casa di tolleranza, la Seasoning House per l’appunto, dove alcune giovani ragazze sono state rapite durante la guerra e forzate a prostituirsi per soldati che sono di passaggio.
Tra queste ragazze c’è una giovane sordomuta, interpretata da Rosie Day, impiegata come tutto fare con il compito di prendersi cura delle ragazze. Prendersi cura si fa per dire, il suo compito è quello di drogarle e curarle per le ferite inferte dai clienti. Attraverso le intercapedini dei muri la ragazza è testimone delle umiliazioni e delle violenze a cui sono costrette le prigioniere.
Ed è proprio qui che inizia a maturare in lei l’idea di fuggire da quella casa degli orrori.
Pellicola che come già detto risulta molto forte sia da un punto di vista visivo che emotivo e che, se pur non ricorrendo a scene particolarmente estreme, ha nelle sue atmosfere la sua vera chiave di lettura.
Il regista infatti, tramite gli occhi della ragazza sordomuta, cerca di trasmettere allo spettatore le sensazioni e il disagio provocato dalle violenze subite dalle ragazze, violenze che creano effetti devastanti sui loro corpi, sia fisici che mentali.
Pellicola dai forti contenuti decisamente consigliata, ma sicuramente non adatta a tutti gli spettatori.
Buona visione,
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