Oggi festeggiamo due compleanni: il primo anno della rubrica AFFINITÁ E DIVERGENZE e i primi cinquant’anni del libro ispirazione per il film horror più iconico di tutti i tempi, L’Esorcista di William Peter Blatty.
ANALISI DEL LIBRO
Come l’improvviso e fugace bagliore di soli che esplodono viene registrato soltanto nebulosamente dalle pupille di chi ha perso la vista, così l’inizio dell’orrore passò quasi inosservato e, nel tumulto di quanto avvenne in seguito fu, in effetti, dimenticato.
Sicuramente sapete tutti di che film stiamo parlando, ma forse qualcuno dimentica che L’Esorcista è anche un romanzo che porta la firma di Blatty, sceneggiatore anche del film.
Facciamo un mega riassunto della storia (anche se non penso ce ne sia bisogno): Chris MacNeil è una famosa attrice, separata dal marito e con una figlia quasi adolescente, Regan. Qualcosa sta succedendo a Regan, ma nessun medico è in grado di dare una risposta agli interrogativi di Chris. Sarà un prete, Damien Karras, a cercare una soluzione.
Se vi dicessi che L’Esorcista è soprattutto un libro che parla di amore e senso di colpa, mi credereste? No? E invece è proprio così!
Il romanzo di Blatty è intriso d’amore, amore filiale. Il rapporto che lega Chris e Regan è profondo, Chris farebbe di tutto per la propria figlia, per salvarla. Ha già perso un bambino anni prima e non può perdere anche Regan. Così come è forte l’amore che lega Damien Karras e la madre, malata e sola.
È amore puro quello descritto da Blatty, ma profondamente intriso da un profondo senso di colpa. Regan che pensa di essere la causa del divorzio dei genitori, Chris che non sa come salvare Regan, Karras che ha abbandonato la madre per entrare in seminario e che ora l’ha persa per sempre.
Il libro è un’escalation di orrore, sempre più profondo via via che ci si immerge nella lettura. All’inizio assistiamo ad un dramma medico con questa bambina che viene torturata da innumerevoli medici, con i più bizzarri metodi, che cercano di capire in ogni modo che cosa ci sia che non vada in lei, e visivamente questa parte nel film è molto molto efficace e sinceramente è quella che quasi mi fa più orrore.
Poco dopo Chris aveva sorpreso Regan in cucina mentre protestava perchè qualcuno le aveva spostato tutti i mobili, durante la notte, mentre lei dormiva.
La discesa agli inferi inizia con piccoli orrori quotidiani: rumori, mobili spostati, comportamenti anormali…e piano piano si sprofonda verso il più profondo terrore. Con un omicidio, profanazioni in una chiesa e le indagini che ne conseguono, guidate dall’Ispettore Kinderman, che entriamo in contatto con qualcosa che può essere altro rispetto alla malattia mentale o fisica di Regan.
Il materasso oscillava violentemente avanti e indietro.
Ed è qui che conosciamo Padre Karras, personalmente il mio personaggio preferito sia del romanzo che del film, un prete-psichiatra che si occupa per la Chiesa dei problemi psichici e di fede dei giovani preti, un uomo che ha perso la fede o che forse non l’ha mai avuta davvero. Che entra in casa MacNeil quando l’orrore è già manifesto e lampante, che farà di tutto per salvare Regan e se stesso. Nel libro troviamo la parte in cui Karras indaga per capire se davvero Regan sia o no posseduta, combattuto tra il suo essere uomo di scienza e uomo di fede, che quando fa un passo avanti verso la possessione ne fa due indietro che riconducono tutto ad una malattia psichiatrica della bambina.
Ed è solo alla fine che conosciamo il nome di colui che da il titolo al libro, l’esorcista Padre Merrin, un prete oramai vecchio e malato che gira il mondo a scavare tombe. È il filo rosso che collega tutte le storie del romanzo, colui che ha già conosciuto il Male e il demone che lo porta. Si sono già incontrati una volta, che la seconda sia quella definitiva?
Sbattendo le palpebre, Chris guardò quel volto ghignante da pazza, le labbra aride e screpolate, gli occhi ferini simili a quelli di una volpe.
Urlò.
Urlò fino a che non svenne.
Una domanda però nasce dopo la lettura del romanzo: CHI Ѐ IL PROTAGONISTA VERO DELLA STORIA? Regan, Chris, Karras, Merrin? II vero protagonista è il Male, il male quotidiano, il male invisibile?
L’Esorcista è una storia piena d'amore, Male, morte, colpe e frustrazioni. Ogni personaggio ,maggiore o minore, corre parallelamente agli altri su questi binari. Kinderman che si rende conto di dove portano gli indizi sulle profanazioni e sull'omicidio ma che sa che è impossibile crederci, Chris oramai ridotta ad un guscio vuoto che vede la sua bambina morire ogni giorno senza poter far nulla, Karras che non sa più a cosa credere e proprio toccando il Male troverà la sua fede persa per sempre.
È sicuramente uno dei miei romanzi preferiti (non lo definisco semplicisticamente horror perché è un po’ di più di quello) ti porta nel vortice dell’orrore e non ti molla più, è estremamente simile al film ma non per questo ha meno valore, anzi; uno dei rari casi in cui libro e film sono entrambi bellissimi e uno da qualcosa all’altro (la parte orribilmente visiva che nel libro è solo intuibile e la parte di approfondimento che per questioni di tempo nel film non c’è).
Sono cinquant’anni di un grande libro, e il mese di aprile che abbiamo scelto non è casuale: la storia di casa MacNeil inizia proprio ad aprile, durante le vacanze di Pasqua, per cui ci sembrava proprio il momento perfetto per parlare di un capolavoro.
Il male per combattere il male
Buona lettura,
RECENSIONE DEL FILM
Sei un bambino, hai 10 anni o poco più, trasmettono L’Esorcista in seconda serata, ma tu sei troppo piccolo e non puoi vederlo e allora che fai??? Semplice, da utilizzatore esperto del videoregistratore quale sei, lo registri e il giorno dopo, quando i genitori se ne vanno dai vicini, chiudi le tende, crei l’atmosfera giusta, e fai partire il film.
Questo è stato il mio avvicinamento non solo a questo capolavoro, ma al genere horror in generale, perché il non aver dormito per svariate notti (e sfido chiunque, a quell’età e a quell’epoca a non aver subito la stessa reazione), mi ha fatto capire che quella era la strada giusta da seguire.
Perchè L’Esorcista è un film che, al di là di me, ha terrorizzato milioni di persone dal 1973 ad oggi e probabilmente continuerà a terrorizzarne molte altre, sebbene chiaramente ai giorni d’oggi non abbia lo stesso impatto che ebbe ormai quasi 50 anni fa. Ma con questa affermazione non si vuole assolutamente sminuirne la conservazione, anzi tutt’altro, si vuole magnificarne la potenza che fu in grado di trasmettere all’epoca e negli anni futuri, facendolo diventare a tutti gli effetti il punto di riferimento per chi voglia riportare su pellicola tutto ciò che ruota attorno a possessioni ed esorcismi.
Tenendo conto del periodo, dei temi trattati e delle immagini assemblate da uno straordinario William Friedkin (che aveva appena sfornato due anni prima Il Braccio Violento Della Legge, altro lavoro eccellente), è inevitabile che il film sia andato incontro a divieti e censure, non facendosi per altro mancare reazioni scomposte da parte di incauti spettatori che, durante la proiezione in sala, faticarono a trattenere tutti i fluidi corporei all’interno del loro corpo, roba che Regan spostati proprio…ma ci arriveremo. Per questo motivo, nei vari paesi furono distribuite diverse versioni e quella di cui si parla qui è la versione Director's cut, che venne distribuita in Italia anche su Blu-ray a partire dal 2010.
Si parte subito con l’introduzione ambientata in Iraq, funzionale al fine di giustificare tutto il casino che sarebbe scaturito da lì a poco e assolutamente memorabile grazie a quell’ultima inquadratura di Padre Merrin di fronte alla Statua, con tanto di tramonto incombente e sipario calato. Da lì si salta in quel di Georgetown dove incomincia il tutorial su come mostrare le varie fasi di una possessione, senza mai cadere nel grottesco e rispettando, per quanto possibile all’interno di una pellicola, i tempi tecnici necessari per rendere credibile la storia. Il climax con cui la piccola Regan passa dalla tenera ragazzina desiderosa di un cavallo per amico, al mostro orribile che sogna di farsi cavalcare senza pudore alcuno, è gestito in maniera impeccabile, con una tensione sempre crescente, fino ad arrivare al culmine prima del tentativo di esorcismo.
Certo, la storia già funzionava di suo, e la firma di Blatty alla sceneggiatura contribuisce a certificarne la qualità per cui, oltre al già citato ottimo lavoro di Friedkin in regia, ecco che diventava fondamentale la scelta del cast, in particolare delle tre figure chiave, Regan, Chris e Padre Karras. Scelta che definire azzeccata sarebbe riduttivo, in quanto Linda Blair è riuscita ad entrare talmente nella parte che in un certo senso ne è quasi rimasta prigioniera (e infatti dopo non si ricordano molte partecipazioni in pellicole di successo), mentre Ellen Burstyn è perfetta nel ruolo della madre impotente di fronte al mostro che si sta mangiando la figlia, rimandandomi immediatamente alla sua gigantesca interpretazione in Requiem for a Dream, in cui questa volta il mostro (più subdolo, ma non meno demoniaco) comincia lentamente a divorare lei. E poi c’è Padre Karras, alias Jason Miller, altra figura chiave di romanzo e film che, con quell’espressione sofferente tatuata costantemente sul suo volto, esprime perfettamente tutto il disagio ed il senso di colpa da cui il suo personaggio è assolutamente pervaso.
Le grandi prove recitative vengono poi amplificate da una grande cura dei dettagli, che si tramuta sovente in meravigliose inquadrature e primi piani dedicati proprio ai protagonisti. Spesso il focus è rivolto sui volti delle persone, in particolare su quello di Regan, tanto candida e pura in una delle prime immagini regalateci nel suo letto prima che tutto abbia inizio, quanto demoniaca via via che la possessione fa il suo corso, con tanto di memorabili espressioni divenute ormai una solida base per la maggior parte dei meme a sfondo horror.
Al di là del faccione verdastro di Regan poi, che in ogni caso resterà ben impresso nella mente di chiunque, non si sprecano le scene mitiche, alcune delle quali davvero forti se rapportate all’epoca a cui appartengono. Dalla Madonna visibilmente profanata (e difatti esclusa dalla versione originale), passando per i numerosi ed invasivi controlli a cui viene sottoposta la ragazza (interessanti soprattutto se si è agofobici come il sottoscritto), fino ad arrivare alle dirette conseguenze del male imperante all’interno del corpo di Regan. Non serve citare la sua discesa per le scale (censurata ed esclusa pure lei), l’headbanging sul letto, l’uso improprio del crocifisso, la testa che se ne gira per i fatti propri e le verdi manifestazioni di affetto nei confronti di Padre Karras, ma me ne sbatto e lo faccio lo stesso, perché sfido chiunque legga questa recensione a trovare un corredo horrorifico più rappresentativo di questo. Chiaro, tengo a ripetere come oggi possano apparire meno angoscianti, vista l’evoluzione del genere e delle tecniche utilizzate, ma credo che possano ancora fare scuola a tutti quei registi che si cimentino con il genere.
Fatevi quindi un favore, recuperate queste due grandi opere qualora siate così folli da non averlo ancora fatto, e rendete il giusto omaggio a questi splendidi cinquantenni che si portano ancora oggi meravigliosamente tutti i singoli giorni che hanno sulle spalle.
Giudizio complessivo: 10
Enjoy,
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