Regia: John Carpenter
John Carpenter ama il western. Tutti i suoi titoli sono dichiarati omaggi al genere, non importa che il film sia ambientato nello spazio, in una cittadina costiera o in una base antartica. Persino il quartiere di Chinatown diventa un tributo ai pistoleri e cinturoni, se lo dirige lui.
Distretto 13 nasce proprio dal non aver potuto girare un Western: nel budget i cavalli non ci stavano, per cui li ha sostituiti con le macchine. Ma andiamo con ordine.
Carpenter è fresco di regia: insieme al compagno di corso Dan O’Bannon (futuro sceneggiatore di Alien (1979), “gonfiano” il loro corto di laurea e ne fanno un lungometraggio, Dark Star (1974), che piace anche abbastanza, ma finanziamenti per spiccare il volo, ciccia. Alla fine il nostro riesce a trovare una major interessata che gli dà 100.000 dollari e “mi raccomando non spenderli tutti”.
Carpenter vorrebbe fare il remake di Un dollaro d’onore del suo nume Howard Hawks, ma i denari sono più contati di un ministero scolastico e siccome il buon John è uomo che si arrangia, decide che farà un western metropolitano, che sceneggia sotto il nome di John T. Chance e lo musica con una bella tastiera pulsante. Tutte le meraviglie del self made cinema.
Eppure il film che ne esce è uno di quelli validi: il tenente Bishop, fresco di nomina, deve svolgere un piccolo incarico, una roba da nulla: sovrintendere alla chiusura del Distretto 13 nel turbolento quartiere Anderson, trasferito in lidi più pratici, e aspettare che stacchino luce e telefono. Nel mentre, il pullman che trasporta il flemmatico criminale Napoleone Wilson (battuta tormentone: “Hai da fumare?”) verso la condanna morte deve fare una sosta al distretto, per soccorrere un prigioniero malato. Ma non c’è pace tra gli scatoloni, perché la banda di criminali “Voodoo” – tra cui spicca un membro che sembra la versione Guacamole di Che Guevara - già sul piede di guerra per una rappresaglia da parte della polizia che ha ucciso alcuni dei loro, prima ammazzano un gelataio e una bambina sotto gli occhi del padre di questa e poi, quando l’uomo li insegue e fredda il loro capo, i Voodoo vogliono vendetta. E assedieranno il distretto dove il padre ha trovato rifugio. Sarà una notte lunga che vedrà poliziotti e criminali allearsi per sopravvivere.
John ci regala un film di viuuulenza urbana, secco e pittoresco allo stesso tempo (la sequenza del gelataio e della bambina, vedere per credere; non mangerete più il variegato all’amarena…) fatto di personaggi granitici, battute fulminanti e che esplora anche un altro tema caro al regista: l’assedio da una minaccia quasi senza nome. Tutti marchi di fabbrica di Carpenter in tante produzioni future, compresi budget bassi e difficoltà a reperire fondi.
Sono solo 90 minuti, ma Carpenter costruisce il film - e la tensione - mattone dopo mattone con una scansione implacabile come le lancette dell’orologio. E ci vuole poco a vedere sotto la patina del suburbano e del Distretto 13, l’aria calda del deserto e le tavole di un saloon…
Curiosità: nel 2005 è stato fatto un remake, Assault on Precint 13, con Ethan Hawke e Laurence Fishburne. Non pervenuto perché il DVD si è suicidato dopo venti minuti di visione. Causa della morte: assediato dai sensi di colpa.
Buona visione,
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