Non Si Deve Profanare Il Sonno Dei Morti: La Recensione del Film



Regia: Jorge Grau

Vamos a spaventar, companeros!

I cugini spagnoli si riscuotono dal torpore all’uscita di La Notte dei Morti Viventi del buon Romero, inaugurando un bel filone di sangre y Madera; Paul Naschy ci racconta la sua saga dell’hombre lobo a partire da Le Notti di Satana (1968), de Ossorio la tetralogia dei resuscitati ciechi – scheletri incappucciati che si muovono al ralenti – e via discorrendo. Paradossalmente, da noi il Gotico si addormenta e il virus zombesco avrà più fortuna quando Romero suonerà la sua seconda tromba apocalittica con Zombi, alla fine dei ’70.

Nel mezzo, abbiamo questa coproduzione italo-spagnola che è un bel reperto (autoptico, of course) che, da imitatore del Romero, diventa una testa di ponte per pellicole future.

Ma andiamo con ordine: la trama ci racconta del bel biker Ray Lovelock con look barbuto e crinito (sembra la versione in carne di Albert in Candy Candy) che scorrazza per la campagna inglese dove tamponerà l’auto della bella Edna. In attesa che arrivi il meccanico, i due fanno una bella scoperta: nei paraggi degli scienziati inviati dal ministero della sanità stanno testando un macchinario ad ultrasuoni per eliminare dei parassiti. Unico effetto collaterale, risveglia i morti che prontamente sgranocchiano qualcuno. La coppia prova ad avvertire la polizia, e l’ispettore non solo li liquida come due hippie drogati, ma addirittura sospetta di loro…Due piccioni con una fava, proprio.


Jorge Grau viene dal folkoristico Le Vergini Cavalcano la Morte (1973) e prende la regia di questo film, mettendoci anche del suo: lui stesso racconta infatti che il rantolo del morti – praticamente la colonna sonora del film - è stato ispirato al verso di agonia del proprio padre morente (partiamo bene!).

Il regista non è convinto dell’ambientazione inglese per giunta diurna dello script, ma l’idea è vincente. Non c’è contrasto migliore tra la placida atmosfera bucolica e gli zombi incespicanti con un look particolarmente azzeccato, giocato su uno sguardo accigliato, pupille rosse e il rantolo raccapricciante di cui abbiamo già parlato. Basta guardare la sequenza di assedio nella cripta del cimitero in pieno pomeriggio: da cuore in gola.


A proposito di organi, il comparto trucchi è ben fornito, con tutte le frattaglie del caso servite da Giannetto de Rossi, che sfodera alcuni effetti artigianali decisamente raccapriccianti: vedere la scena in cui la vecchina zombi degusta un occhio, in realtà un uovo bollito. Cheaper, the better! Nulla di insistito o compiaciuto, ma tutto funzionale alla tensione della trama.

L’unica cosa già scontata ai tempi era il messaggio ecologista, ma passa in secondo piano. Anzi, sotto terra.

Mangiate qui o ve lo incarto?

Curiosità: in Italia, sull’onda di altre pellicole di genere, il film è stato rieditato un paio di volte con i titoli Da dove vieni? e Zombi 3 (che non c'entra assolutamente nulla con il film di Fulci).

Buona visione,


Trailer



Lasciate un commento, oh voi che leggete...
Per non perdervi neanche una recensione, seguiteci qui 😉:

     

Nessun commento:

Posta un commento