Regia: Jimmy Sangster
"Io sono Mircalla, la secondogenita del ciclo. Ho le fattezze e la scollatura di Yutte Stensgaard, e come molte figlie di mezzo, mi trovo incastrata in un limbo tra la mia barocca sorella maggiore Carmilla di Vampiri Amanti e le due piccole scavezzacollo di Le figlie di Dracula (che poi il Conte mica c’entra, ma tant’è...). Sono quella che si innamora, divisa tra la sete di vampira e la fame d’umanità, tallonata da una famiglia nerovestita e ficcanaso che sembra un incrocio tra gli Addams e i Corleone. Lasciate che vi racconti la mia storia tra vicende di lavorazione e critiche oggettive; sarò lo specchio oscuro di me stessa, se soltanto mi ci potessi riflettere…"
Vampiri Amanti è appena uscito nei cinema che il sequel è quasi completato. La penna è sempre di Tudor Gates, il resto invece è il frutto di cambiamenti in corsa che gambizzano il film prima ancora di iniziare a girare.
Peter Cushing dà forfait a causa dell’aggravarsi di salute della sua amata moglie, cosa che avrà conseguenze anche sull’ultimo film del ciclo. Per l’attore era previsto il ruolo dell’ambiguo Giles Barton, studioso dell’occulto e affascinato dal vampirismo. E’ ironico che di quattro film pensati per il ciclo, i due dove l’attore doveva interpretare un ruolo negativo non vedono la luce.
La sfiga colpisce anche la regia di Terence Fisher, che si rompe una gamba a tre giorni dall’inizio delle riprese; il timone passa così a Jimmy Sangster, uno degli sceneggiatori di punta della casa che proprio qualche tempo prima, intervistato sulla possibilità di dirigere un film di vampiri rispose: “No se posso evitarlo, non li amo più come una volta.” Quando si dice preveggenza 😉.
Il titolo originale To Love a Vampire, viene cambiato in Lust for a Vampire, promettendo brividi di piacere e spavento; avvistati solo i primi.
Nel prologo una contadina viene rapita e sacrificata nella cripta del castello Karnstein da loschi figuri, tra cui spicca - per la sfiga che aleggia sul film -, Mike Raven nel ruolo del conte Karnstein: l’attore era un disc-jokey che tentava la carta dell’horror. Bene, venne doppiato sia nella voce che nei primi piani degli occhi, utilizzando fotogrammi di film con Christopher Lee. Back to radio, Mike…
Il sangue della ragazza viene poi raccolto in una coppa e versato su un sudario che avvolge uno scheletro et voilà, la resurrezione di Mircalla è servita. Titoli di testa.
Ci spostiamo in un collegio femminile dove Mircalla viene iscritta e conosce un farlocco insegnante di letteratura, Richard Lestrange col quale flirta e intanto si abbevera da qualche discinta compagna nottetempo, sempre sorvegliata dai suoi parenti non-morti, peggio che ne Il Padrino. Il professor Barton – Ralph Bates che sostituisce Cushing - però intuisce la verità e si scopre essere devoto alla vampira, ma ormai vari nodi vengono al pettine; troppi morti in giro e troppi m’ama - non m’azzanna con Lestrange…Non finirà bene.
Gli spunti erano interessanti, come il lato umano di Carmilla/Mircalla, ma il film rimane annacquato nonostante le (tante) tette al vento e qualche nudità frontale. Sangster poi è svogliato e va di zoom. Quando poi vedrà il prodotto finito e in particolare la scena d’amore tra Mircalla e Lestrange, accompagnata dalla melensa canzone “Strange Love”, lo schifa proprio. Che tocca fa pe’ campà!
Inutile pensare a come sarebbe stato con Fisher e Cushing, il destino ha voluto così; sfortuna delle figlie di mezzo. Per fortuna ci penseranno le gemelline a tenere alta la bandiera Karnstein…
Buona visione agli aficionados.
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