Regia: Merian Cooper & Ernest Schoedsack
“He was a king and a god in the world he knew, but now he comes to civilization merely a captive - a show to gratify your curiosity.”
Nel 1932 Tod Browning sconvolge il cinema intero con Freaks, uno dei più grandi shock movies della storia. Un anno dopo, Cooper e Schoedsack realizzano un altro miracolo (di tecnica questa volta), con il monster movie per eccellenza che è King Kong.
Trama
Un regista e la sua limitata crew si mette alla ricerca di una misteriosa isola che non è segnata in nessuna mappa o carta conosciuta, e che secondo le leggende, è circondata da una enorme muraglia...
Miracolo, proprio. Il cult in bianco e nero non è solo un capolavoro perché vekkio, ma perché è pura e limpida creatività, e neanche il Godzilla di Honda del 1954 (che comunque preferisco, team Gojira sempre) può competere.
Gli effetti speciali supermegadatati (tutta stop-motion tra l’altro) che dovrebbero essere il primo e principale problema di approccio per uno spettatore nell’anno corrente 2021, diventano invece una fonte di fascino e quasi un colpo in canna in più di questo classico senza tempo.
I limiti cinematografici del 1933 scompaiono proprio del tutto nelle mani magiche del duo di registi statunitensi.
C’era bisogno di vedere Kong combattere e ammazzare un (1) tirannosauro, un (1) elasmosauro e uno (1) pteranodon? No, ma Cooper e Schoedsack realizzano tutte e tre le scene lo stesso, in stop-motion. 1933.
C’era bisogno inoltre di far vedere un brontosauro mangiare gente a caso che poi è un erbivoro che cazzo vuol dire boh? No, ma il C. e l’S. non lo sanno e la filmano lo stesso. 1933.
Rifatevi gli occhio con sta roba paurosa, sentite a me.
Buona visione,
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