Autore: Angela Marsons
Recensione
Dopo più di un anno dall’ultima lettura inerente Angela Marsons (Le Verità Sepolte), eccomi a parlare dell’ultimo libro uscito qui da noi, Il Primo Cadavere, sempre per la Newton Compton.
Sebbene in Italia sia l’uscita n.7 del ciclo che riguarda la Detective Kim Stone, questo romanzo si configura come un prequel, dal momento che narra le vicende che hanno portato alla nascita della squadra, alle prese con il primo caso e, di conseguenza, con il primo cadavere. Questa peculiarità ha per altro consentito alla distribuzione italiana di far uscire questo libro, “saltando” ben 5 pubblicazioni che invece hanno già visto la luce in Gran Bretagna (nel periodo compreso tra Le Verità Sepolte e Il Primo Cadavere), e che speriamo arrivino presto qui da noi.
La storia incomincia proprio con l’assegnazione della nuova destinazione che i vertici della polizia britannica hanno faticosamente trovato a Kim, dopo una lunga serie di divergenze avute coi precedenti superiori. Da qui ovviamente si giunge alla formazione della nuova squadra, con i vari Bryant, Dawson e Stacey che già conoscevamo e di cui apprendiamo qui qualche nuovo particolare sulla vita privata e professionale. Effettivamente non ricordo bene se nel primo capitolo si era dedicato molto spazio ad affrontare le presentazioni, dal momento che si partiva in quarta con un caso in cui i colleghi apparivano già rodati, e in questo senso sarebbe interessante chiedere alla Marsons se avesse già previsto di scrivere un libro su queste vicende solo successivamente, oppure se ciò sia derivato da una voglia di approfondire maggiormente la questione, ritenendo quindi di non averlo fatto abbastanza nei precedenti capitoli.
Ad ogni modo, anche qui non abbiamo molto spazio per le smancerie e le presentazioni “classiche”, dal momento che un bello sgozzamento descritto con dovizia di particolari, fa presto capolino, costringendo i detective a fiondarsi a capofitto sul caso, scoprendo via via le qualità e i difetti dei nuovi colleghi.
I capitoli si mantengono sempre brevi, a volte brevissimi, in puro stile Marsons, anche se a sto giro non c’è molta alternanza tra le storie. Assistiamo di fatto ad un ping pong tra le varie piste seguite dai componenti della squadra, che aiutano tra l’altro a scoprire come i rapporti personali tra di loro non siano stati esattamente semplici. In particolare ho apprezzato molto il racconto dell’inserimento di Dawson, di come le difficoltà della sua vita privata abbiano in prima battuta influito negativamente sul suo lavoro, dandogli invece poi la spinta per cercare una redenzione con i colleghi e soprattutto con il Capo.
La storia del serial killer viene sviluppata in maniera lineare, senza grossi guizzi o colpi di scena da super “wow”, ma nel complesso risulta molto interessante e consente una lettura fluida e senza intoppi.
Probabilmente, tra quelli usciti, non figura tra i migliori a mio avviso, ma sicuramente per gli amanti del thriller e della scrittrice britannica si tratta di un lavoro che merita di essere letto.
Qui il libro
Giudizio complessivo: 7.7
Enjoy,
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