Le Cinque Chiavi del Terrore: La Recensione del Film



Regia: Freddie Francis


Se questo film fosse una canzone, sarebbe Crazy Train di Ozzy Osbourne.

Un brano rock trascinante, sorretto da un groove giostraio da tunnel degli orrori deluxe che ti lascia più divertito che spaventato, con tutti i cachinni horror-rock del caso (a partire dall’intro con Ozzy che gioca a fare Zio Tibia declamando: “All aboard, ha ha ha!”).

Che poi è un po’ il senso degli horror ad episodi targati Amicus: film più fumettoni che gotici, strutturati con una storia- cornice che introduce il film, quattro o cinque racconti brevi (di solito il primo e l’ultimo sono i migliori) e un colpo di coda beffardo che si abbatte come un fulmine a chiudere la visione. Una formula che ha portato fortuna alla casa, facendo degli omnibus il suo marchio di fabbrica declinandoli in più varianti (per chi volesse approfondire, qui il gusto follia con la rece di La Morte Dietro il Cancello).

Le cinque chiavi del terrore è il capostipite, nonché un piccolo classico, e che come la (futura) canzone di Ozzy è ambientata in uno scompartimento ferroviario. La giostra ha inizio.


Cinque passeggeri, tra cui un giovanissimo Donald Sutherland e un Christopher Lee volutamente pieno di sussiego (tanto che offre il destro ad un commento fra due passeggeri: “è arrivato Dracula.”), sono in attesa che la carrozza parta. Arriva però un sesto compagno, il dottor Shock ambiguo figuro interpretato da un Peter Cushing dal look particolarmente bohemien; barba, cappello, guanti senza dita. L’uomo ha una borsa con dei tarocchi che definisce come “chiavi”: le prime quattro predicono il futuro, la quinta il modo per cambiarlo. Invita così i vari passeggeri a provare.

Nel primo episodio un architetto si troverà a che fare con un licantropo, nel secondo una famiglia sarà alle prese con una pianta assassina, il terzo un musicista copia un ritmo vudù con conseguente incazzatura della divinità in questione; il quarto presenta Christopher Lee spocchioso critico d’arte alle prese con una mano mozzata in cerca di vendetta; l’ultimo, il nostro Donald che ha sposato una vampira… Quale sarà la quinta carta? La sorpresa è nel finale.


La fortuna di questo film sta nella struttura congeniale senza tempi morti e una durata abbastanza breve, la regia da mestierante di Freddie Francis (che ricordiamo essere anche un ottimo direttore della fotografia) nonché il cast che vede i Massimi Sistemi dell’horror inglese in scena coadiuvati da un comparto di brave spalle. Gli effetti speciali sono un po’ datati, per non dire ingenui – il licantropo è il muso di cane, la mano mozzata un oggetto probabilmente radio comandato - ma sono gli anni ’60, per cui prendere o lasciare; il treno è in partenza.

Curiosità: Nel 2004 Sergio Stivaletti, noto truccatore ed effettista nostrano ha esordito alla regia con un film-omaggio I Tre volti del Terrore. Questa volta è lui ad aver perso il treno, ma almeno gli riconosciamo la volontà e gli effetti speciali - quelli sì - di prima classe.

Buona visione,


Trailer


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