Il Gioco del Suggeritore



Autore: Donato Carrisi

RECENSIONE

Con Il Gioco del Suggeritore, si chiude (per il momento) il ciclo di Mila Vasquez, iniziato con Il Suggeritore (senza dubbio il libro più famoso e conosciuto) e proseguito con L’Ipotesi del Male (il migliore a mio avviso), ed integrato con la breve incursione de L’Uomo del Labirinto.

Questo è stato il primo ciclo da me concluso, in attesa di terminare pure quello relativo a Marcus e Sandra che, dopo aver letto Il Tribunale delle Anime, promette assai bene. Un ciclo, quello della Vasquez, che non perde mai il mordente con cui è costruito e che Carrisi riesce a mantenere vivo in tutti i capitoli ed anche in quello conclusivo ovviamente, che introduce alcuni aspetti per certi versi nuovi e fa leva su quelli già collaudati nei lavori precedenti.

Dopo la brevissima apparizione del romanzo precedente, Mila torna ad essere la protagonista indiscussa. E dire che a sto giro ce l’aveva messa tutta per farsi gli affari suoi, isolandosi dal mondo con la figlia ritrovata, ma d’altronde non si può fuggire da quel che si è.

“È dal buio che vengo..e se non lo cerco, il buio mi verrà a cercare.”


A far compagnia a Mila ecco nuovamente Simon Berish, sicuramente uno dei personaggi più interessanti. Un uomo dal passato controverso, che si incastra perfettamente col carattere della protagonista, con la quale si ritrova invischiato all’interno di una storia decisamente interessante, sempre intricata ed avvincente, che non concede pause al lettore e si fa leggere sempre con piacere. Anche l’idea del gioco DUE aggiunge quel quid in più, facendoci vivere le due realtà parallele tra allucinazioni, indizi e personaggi quantomeno singolari. La figura di Enigma poi, si pone come una delle più intriganti tra quelle analizzate nei romanzi precedenti, a partire già dal primo momento della sua comparsa con il tatuaggio nascosto in mezzo ai numeri e l’evidente richiamo a Mila

Lo stile di Carrisi non si discosta da quelli che sono i suoi punti fermi; capitoli brevi, alternanza di storie e bombe sganciate alla fine per mantenere viva l’attenzione di chi, eventualmente, tendesse a perderla. Ma quello che apprezzo maggiormente, e che spesso non viene evidenziato, è proprio il suo modo di scrivere, inteso proprio come la costruzione delle frasi e dei periodi, che dovrebbe essere preso come spunto da giovani scrittori ed aspiranti tali.

L’ultima cosa che colpisce è infine l’evoluzione (diciamo parziale, giusto per non spingerci troppo in là) del carattere di Mila, da macchina glaciale incapace di provare compassione e quasi qualsiasi tipo di emozione, a madre che inizia a percepire le angosce derivanti da tutto ciò che ruota intorno a sua figlia. 

E proprio la parte finale, con i dubbi su come proprio la piccola Alice sia uscita dal rapimento (anche in considerazione del corredo genetico donatole dal padre), lascia aperte svariate considerazioni che probabilmente, nei modi e nei tempi che vorrà, il buon Donato riprenderà nel prossimo capitolo che attendiamo con ansia.

Giudizio complessivo: 8

Enjoy,


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