Regia: Bartosz M. Kowalski
Recensione
Plac Zabaw, anche conosciuto col nome di Playground, è un film polacco del 2016, diretto da Bartosz M. Kowalski.
Si tratta di un lavoro che, seppur prendendo strade totalmente diverse, risulta associabile in primis a prodotti del calibro di Dogtooth o Miss Violence, per quanto riguarda lo sviluppo di situazioni familiari e personali non esattamente semplici, per poi degenerare verso un sadismo che strizza l’occhio a The Girl Next Door, sia per la giovane età dei protagonisti, sia per l’indifferenza mostrata dagli stessi in occasione degli sviluppi che la trama seguirà.
Vien da sé quindi raccomandare a soggetti emotivamente impressionabili o presi male di natura, di non approcciarsi alla pellicola.
È molto difficile parlarne senza farsi scappare alcuni spoiler, per cui vi invito a leggere con moderazione per non rischiare di rovinarsi una futura visione, anche se ho provato a limitarmi quanto più possibile.
Ad ogni modo, così su due piedi, non ricordo altri film battenti bandiera polacca visti di recente e, in un certo qual senso, comparabili con Plac Zabaw, anche solo per poter esprimere un giudizio più ampio sul cinema di questa nazione. Ma quel che risulta certo, è che questo per un po’ di tempo non verrà dimenticato da chi avrà il coraggio di guardarlo.
Il film si presenta diviso in 6 parti, ciascuna delle quali funzionale per introdurre un personaggio o un altro elemento che tenterà, senza troppo successo a dire il vero, di spiegare quello che accadrà nella parte finale.
Nei capitoli 1,2,3 ecco che ci vengono presentati i 3 ragazzi protagonisti (chi più, chi meno) della vicenda, nell’ordine Gabrysia, Szymek e Czarek. Ciò che accumuna i 3 (con particolare riferimento agli ultimi 2) è una condizione familiare assolutamente problematica, che spazia dalla disabilità di un genitore al mancato rapporto con i fratelli e che si riflette in una chiara difficoltà nel relazionarsi nella maniera propriamente suggerita. Il tutto trova compimento con l'utilizzo di atmosfere e colori spenti che contribuiscono ad aumentare il senso di disagio generale e preparatorio per ciò che accadrà dopo.
A seguire ci verrà presentato l’ambiente scolastico (Szkola), dove si iniziano a consumare le tipiche dinamiche adolescenziali, tra episodi di pseudo bullismo, prime infatuazioni e conseguenze derivate da entrambe le situazioni. Ciò che accade in particolare nel capitolo 5 (Ruiny) colpisce molto, in primis per l’inusuale onestà con la quale viene affibbiato un due di picche tanto scontato quanto doloroso e soprattutto per quello che accade dopo, che altro non sarà che il preludio per il terribile (in quanto difficile da mandar giù) capitolo 6 (Plac Zabaw, ovvero Parco Giochi).
Ora, dal momento che poco tempo fa ci eravamo occupati di (non cliccate sul link se preferite vedere il film a scatola chiusa 😉) questo avvenimento, all’interno della sezione Scary True Stories, avevo cominciato ad intuire che questa pellicola traesse ispirazione da quella vicenda. Ed in effetti è proprio così e, non essendone al corrente, la sorpresa è stata notevole, anche perché il film non è che sia così conosciuto, per cui non è facile trovare informazioni a riguardo.
Detto ciò, non stiamo più a girarci attorno, la mazzata è notevole e lo spettatore ne esce con le ossa rotte, devastato psicologicamente ed assolutamente incredulo dinanzi a tanta cattiveria, per altro non giustificata da nessuno degli eventi che la precedono. La camera si mantiene saggiamente lontana, quasi a vergognarsi di mostrare le fasi più crude di quello che, per i protagonisti, appare come una sorta di passatempo, un diversivo per combattere la routine quotidiana e dimenticare magari quello che accade a casa. Agghiacciante.
La chiosa finale poi, con l’inquadratura sui volti silenziosi ed incapaci di trasmettere qualsiasi tipo di emozione, è la degna chiusura, spingendoci a riflettere su quello che possa essere accaduto nella mente di ragazzini di poco più di 10 anni, ma non garantendoci una risposta efficace al fine di una comprensione che appare lontana.
Non mi sento di dare una valutazione numerica al film, perché c’è troppo in gioco ed inoltre alcune scelte non le ho comprese fino in fondo. Mi riferisco in particolare alla costruzione della pellicola, decisamente sbilanciata in favore di un’introduzione lunghissima dove, di fatto, non accade nulla, ed una risoluzione finale di pochi minuti, dove per altro uno dei protagonisti dei primi 3 capitoli sparisce completamente, dando quindi l’impressione di essere stato inserito solo per allungare il brodo, oppure chissà, per farci capire che lo sviluppo delle storie non era l'elemento centrale della faccenda, ma semplicemente il mezzo per arrivare all'obiettivo finale. Ci devo pensare un attimo 🤔.
Detto ciò, per coloro che si sentono attratti da storie malate come quelle citate nel primo paragrafo della recensione (ed in questo caso pure ispirate a eventi realmente accaduti), consiglio assolutamente la visione, in quanto degna di entrare nel curriculum del bravo cinefilo.
Enjoy,
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