Regia: Nobuhiko Ōbayashi
É un giorno come un altro nella città di Kobe, fino a quanto la scuola non sparisce completamente dalle mappe a seguito di un misterioso evento, che potrebbe aver portato insegnanti e studenti avanti nel tempo.
Basato su uno dei miei manga horror preferiti che non siano stati realizzati da Junji Ito o Shintaro Kago (sono abbastanza limitato in ambito), e diretto da una leggenda indiscussa del cinema Jap come il Nobuhiko Ōbayashi regista del cult Hausu e Hanagatami, che vedrò prima o poi, The Drifting Classroom nasce come film che avrei dovuto adorare, ma che finisce come film che avrei dovuto evitare.
Come qualsiasi altro autore che si rispetti, Ōbayashi mette del suo...troppo del suo, anche in quella che sulla carta non è sicuramente una trasposizione facile facile.
Il film ne guadagna soprattutto in estetica, con green screen onnipresente, paesaggi dipinti alle spalle dei ragazzi protagonisti e pupazzi di vario tipo come mostri strani e assurdi.
Rimane il fatto che non ho comunque apprezzato per niente il volere di Ōbayashi di trasformare The Drifting Classroom in una estensione di Hausu.
Attori e attrici parlano in inglese e giapponese come fossero interscambiabili e, per Diana, giuro ho cringiato malissimo più di una volta a certe pronunce. Oltretutto in certe parti non si sente assolutamente cosa si dicono i protagonisti. Ci si perde spesso nel cast enorme dell’opera di Ōbayashi (ma non vi preoccupate che più della metà schiatterà) e ci si perde spesso anche nelle scene d’azione perché non c’ho capito un cazzo rega.
Non si capisce neanche a che pubblico sia indirizzata l’opera, dato che passa da scene dark fino all'inverosimile a parti alla “Signore delle Mosche” senza aver gettato le basi prima, fino anche all'inclusione di un comic relief molto family friendly, e scene musical da tutti felici e contenti dopo che è morto qualcuno.
Boh, io ti voglio anche bene Nobuhiko, ma cos.
Infelice visione,
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