Regia: Valentina Galdi
SINOSSI
Vito, un ragazzo sulla trentina, è da tempo sotto terapia per disturbi mentali: sente continuamente una voce e ha allucinazioni visive ad essa correlate. Fiducioso del buon esito della cura, il ragazzo decide di tornare nella stanza dove tutto sembra esser cominciato, ma quando rivede una vecchia foto la voce torna prepotentemente nella sua testa.
Resosi conto dell’inutilità dei farmaci, Vito acquisisce una nuova consapevolezza di sé, che decide di esternare al suo migliore amico, affermando con convinzione che ciò agli altri appare folle non è altro che parte integrante della sua vita…o quanto meno del suo passato.
Tempo fa vi avevo già parlato del Collettivo The Gladiator Company, quando vi avevo presentato il cortometraggio Switch e oggi ho il piacere di rifarlo di nuovo, dal momento che mi è stata data l’opportunità di poter vedere in anteprima il loro ultimo lavoro, Memorie Sbiadite, scritto e diretto da Valentina Galdi.
Rispetto allo Switch di cui accennavo poco sopra, stavolta abbiamo un cortometraggio di minor durata, circa 11 minuti complessivi, compresi i titoli di coda, che ruota tutto intorno alla figura di Vito, ragazzo sicuramente problematico che funge come interessante pretesto per potersi addentrare all’interno dei complessi risvolti che si sviluppano a seguito di disturbi mentali più o meno invadenti.
Il corto si consuma infatti tra voci, ricordi, allucinazioni, citazioni di Bukowski e riflessioni del protagonista che indubbiamente non lasciano indifferenti.
“Fa paura vedere chi parla, parla, parla senza dire mai niente, chi passa tutta la vita a cercare di essere migliore degli altri, paragonandosi poi, guarda caso, sempre a chi è peggiore di lui”.
Quello che Vito tenta di spiegare al suo caro amico mi ricorda ciò che tentava di farci capire un mio ex professore di filosofia, quando affermava di non essere lui il “pazzo” solo perché se ne andava in giro per i corridoi a sciolinare citazioni di Parmenide o di Eraclito (l’essere o il divenire per chi fosse totalmente a secco della materia), ribadendo che i “pazzi” eravamo noi che non lo stavamo ad ascoltare.
Chi sono dunque i pazzi? Chi ha il diritto di imporre ad un’altra persona di ingurgitare delle pillole al fine di placare ciò che è parte di noi o della nostra vita?
Dilemmi esistenziali che alla fine vengono risolti con l’unica cosa che riesce a mettere veramente d’accordo tutti, una bella birra ghiacciata 🍺(ghiacciata in realtà l’ho aggiunto io, perché nel corto non se ne fa menzione, ma piace immaginarla così).
Al di là delle questioni filosofico/esistenziali, ciò che possiamo osservare all’interno di Memorie Sbiadite è un ottimo lavoro da parte di tutta la squadra coinvolta. L’arpeggio iniziale per esempio, si inserisce molto bene all’interno dei dubbi di Vito ed evidenzia un piacevole utilizzo della componente sonora, grazie anche alle composizioni del cantautore tedesco Man Tau. L’attenzione ai dettagli non viene per nulla trascurata e troviamo interessanti inquadrature di particolari significativi che ci catapultano diritti all’interno della storia (occhi, pillole ecc…). Gianni D’Amato infine, nei panni di Vito, si cala molto bene nella parte, ben coadiuvato dalla sua spalla.
Peccato solo che, a seguito della sua brevità, ti passa via subito ma, complice anche uno di quei finali che piacciono a me, il ricordo rimane assolutamente positivo (anche se parlare di positività di sti tempi non è proprio l’affare del secolo 😅).
Per cui non mi stancherò mai di continuare a sostenere chi ha buone idee e tanta voglia di farle emergere, e così dovreste fare pure voi che leggete.
Mi auguro quindi che, non appena il corto venga presentato e reso fruibile al pubblico, possiate anche voi rendergli il doveroso omaggio.
Enjoy,
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