Per Arto Paasilinna ho un amore viscerale: adoro il suo umorismo, l’essere il più delle volte completamente non-sense e folle. Questa estate per cui non potevo non leggermi almeno un Paasilinna e ho scelto La fattoria dei Malfattori ( anche se niente sarà mai come Piccoli Suicidi tra Amici).
Jalmari Jyllänketo, ispettore capo dei servizi segreti finlandesi, si ritrova inviato sotto copertura come ispettore bio preso l’azienda biologica della signora Ilona Kärmeskallio, nel cuore della Lapponia, nella Palude delle Renne. Qualcosa però non torna alla Palude delle Renne: perché la fungaia è protetta da alte mura di cinta e da una torre di guardia? E le urla che vengono dal fondo del terreno?
Quello che Jalmari scoprirà quasi subito è che la fattoria non è altro che una sorta di campo di lavoro, in cui i delinquenti vengono recuperati attraverso il lavoro forzato. La forza di Paasilinna è riuscire a parlare di un argomento così forte e spinoso nel modo più divertente possibile, perché gli imprevisti e l’assurdo sono sempre dietro l’angolo. La storia è più che mai attuale e apre quesiti con così scontati sulla giustizia sociale e la punizione dei malfattori.
“Certo, erano regole arbitrarie dettate dal risentimento di una donna inacidita, ma non erano poi tanto male. In un mondo pieno di ingiustizie, qualcuno doveva pur fare qualcosa! Anche a costo di sporcarsi le mani!”
La storia è divertente, ben scritta ma sicuramente non per tutti perché un autore come Paasilinna deve piacere perché riesce a parlare in modo leggero e all'apparenza superficiale di tematiche estremamente importanti e serie . Non è però un libro perfetto perché molti capitoli son abbastanza inutili per la trama generale e a volte ne rallentano un po’ il flusso.
Buona lettura,
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