Regia: Isao Takahata
La Storia Della Principessa Splendente è un film d'animazione giapponese scritto e diretto da Isao Takahata, basato su un antico racconto popolare giapponese, Taketori Monogatari. Si tratta anche dell'ultimo film del regista, prima della sua morte. Nel 2015 è stato candidato agli Oscar come miglior film d'animazione, nonostante gli incassi abbiano deluso le aspettative.
Sinossi
Un giorno, un anziano signore si reca presso la montagna a tagliare bambù. Avvicinandosi, una strana luce lo incuriosisce e addentrandosi sempre più, scopre all'interno di una pianta una piccola e luminosa bambina simile ad una principessa. L'anziano signore decide di prenderla con sé e di crescerla assieme alla moglie come se fosse sua figlia.
La bambina è diversa dai suoi coetanei, cresce molto rapidamente sia fisicamente che mentalmente. L'anziano signore col passare degli anni, capisce che il campo dove finora era cresciuta non è il luogo adatto per una principessa, così decide di portarla in città per farle apprendere le arti e i modi, che meglio si addicono ad una principessa.
Ma la giovane principessa in realtà desiderava altro, quella libertà di cui godeva adesso non esiste più e non sorride più come una volta…
Analisi del Carlino
Nonostante gli incassi non buoni, questo film risulta essere tra i più amati in tutto il mondo, tanto da ricevere un punteggio pari al 100% sul noto sito Rottentomatoes.
I disegni particolari, quasi fiabeschi, rendono questo racconto una favola dai toni delicati. Ci incanta sin dai primi minuti, e ci fa sorridere. Dietro questo suo aspetto fiabesco, il film nasconde diverse metafore sulla vita, e sui cambiamenti che subiamo, dalla nostra nascita alla nostra morte. È un racconto di vita in sostanza, dove vengono esposte anche alcune differenze tra società odierna e quella del passato.
Molto tempo fa infatti, in Giappone, le donne erano solite eliminare le sopracciglia e tingersi i denti di nero (non chiedetemi perché, non lo capisco manco io…). Questo spesso per sottolineare alcune tradizioni che seppur strane, erano fondamentali per chi abitava a corte, e la maggior parte di loro non sorrideva più, per ovvi motivi, sentendosi così schiave di una società maschilista.
Ecco perché la principessa si sente libera solo in quei campi mentre gioca con gli altri bambini, là fuori sente il profumo dei fiori appena sbocciati, si tuffa nella natura cantando e gioendo. Questa felicità è la prima metafora, la felicità che solo da bambini si prova, perché più si cresce, più svanisce.
La giovane principessa, sempre in quei campi, conosce l'amore, Sotemaru, un ragazzo a cui interessa solo il suo affetto e non il suo status sociale. Un amore primaverile che ci ricorda il nostro primo amore magari, quell'amore libero da ogni restrizione possibile. Un amore talmente potente che persino gli dei vogliono avere il privilegio di assaporare almeno una volta.
Ma a corte però, i sentimenti non contano, non può farsi vedere ed è sempre nascosta da un paravento.
Lì l'amore è differente, chi si dichiara spesso lo fa per altri scopi, e la paragona a dei tesori leggendari. Alla principessa però i tesori non importano, per lei conta la sua libertà, il suo sorriso e la sua felicità, che durante questi anni a corte sembrano essere svanite.
E questa potrebbe essere vista come la metafora sulla crescita personale vera e propria. Tutti noi, crescendo, spesso ci ritroviamo in situazioni in cui non ci piace quel che facciamo, ma ci ritroviamo costretti, spesso è anche necessario per vivere. Questo non fa altro che accrescere la nostra infelicità, automaticamente diventiamo schiavi di noi stessi ed è come se anche noi, avessimo un paravento davanti, per non mostrare agli altri il nostro vero stato d'animo. Cadiamo in una crisi esistenziale, la stessa in cui cade la principessa. Ci si rende conto che la felicità non è fatta di beni materiali, ma di affetti, e lo capisce anche la principessa che esasperata dalla situazione in cui vive, si sfoga e prega la Luna affinché la porti con sé.
E qui il racconto prende una piega più fiabesca, perché la principessa in realtà è la reincarnazione di una divinità, scesa sulla Terra per assaporare le gioie e i dolori dei comuni mortali.
Un viaggio lungo e complicato che alla fine ci dimostra di come siano importanti i sentimenti e che quando moriremo un giorno, i beni materiali non serviranno a niente.
È un racconto reale, semplice, che non ha paura nel raccontare ciò che spaventa tutti noi, la morte. La vita ha un inizio ed una fine, dobbiamo solo accettare il destino, vivendo per noi stessi e non per gli altri. Un film dal sapore agrodolce, ricco di significati, che attraverso gli occhi di una bellissima principessa splendente, affronta il ciclo della vita, dalla nascita alla morte. Un film che fa riflettere, che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita…
Buona visione,
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