Regia: Mario Martone
Capri Revolution è un film del 2018 di Mario Martone.
La vicenda si svolge nell'anno 1914 nell'incantevole scenario di Capri, alla vigilia della Grande Guerra. L'evento bellico, tuttavia, appare lontano dalla semplice quotidianità rurale dell'isola, che sembra immune dai fervori guerreschi diffusi nel continente. In tale contesto, la comunità isolana ospita, suo malgrado, un gruppo di giovani artisti nordeuropei che, nel tentativo di ristabilire il rapporto primordiale con la natura, minato dal progresso e la cupidigia dell'uomo moderno, pratica un'alimentazione rigidamente vegetariana, ricerca nella danza e nel nudismo nuove formule espressive che gli consentano di ritrovare l’armonia con gli elementi della Terra.
Una giovane contadina, Lucia, interpretata dalla ottima Marianna Fontana, nonostante il ripudio da parte dell’intero paese, resta fortemente attratta dalla comune di artisti.
Di notte, sgattaiola fuori dalla sua umile abitazione per ammirare di nascosto i giovani ballare nudi, leggeri e liberi, come liberi sono i loro cuori, le loro menti, proiettate verso uno spiritualismo naturalistico che li scioglie da ogni regola e preconcetto; solo la coscienza ne sostiene le scelte sotto la guida saggia e tollerante del loro leader, il pittore Seybu.
Nel frattempo, in paese è arrivato il nuovo medico, giovane e brillante rappresentante della scienza, che, ben presto, diventerà l’inevitabile contrapposizione al pensiero filosofico dei naturalisti.
Tutte queste premesse dai grandi contenuti, lasciano pregustare uno sviluppo filosofico della pellicola sulle questioni che segnano il passaggio tra il XIX e il XX secolo, il contrasto tra materialismo e spiritualità; l’importanza della guerra, dell’amor patrio, dell'onore; il rigore dei costumi, il rispetto della famiglia e dei dogmi religiosi, da un lato, e i valori universali di pace, libertà, amore, fratellanza dall’altro.
E invece, a dispetto di una storia interessante che nel seguito vedrà la pastorella, contro tutto e tutti, con impavido coraggio e ferma ostinazione, avvicinarsi al gruppo di nordeuropei fino ad abbracciarne completamente lo stile di vita, improvvisamente l’attenzione dello spettatore crolla.
Il film appare, di colpo, lungo, tedioso, e a tratti poco credibile, per non dire farsesco; gli eventi si sviluppano senza più sussulti, nonostante siano importanti ai fini della vicenda; i personaggi si rivelano quasi caricature di se stessi in una pantomima da saltimbanchi.
Ma perché ciò accade? Qual è il punto di caduta dell’opera di Martone?
Le riprese, i costumi, le scenografie sono pregevoli, ma…a tratti, si ha l'impressione di assistere allo spot turistico dell’isola, e nulla più?
Credo che il limite del film sia soprattutto nella scelta dei dialoghi, spesso banali, superficiali, poco centrati rispetto al dialettica politica e filosofica della disputa in corso tra due concezioni generali del mondo. Ne consegue una modesta analisi interiore dei personaggi, con i quali si fatica ad entrare in empatia.
Il risultato complessivo è deludente, soprattutto considerati i molteplici premi e riconoscimenti ottenuti ai David di Donatello e alla Mostra Internazionale di Venezia.
Giudizio complessivo: 7
Buona visione,
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