Parlare così su due piedi di capolavori quali La Maschera della Morte Rossa, senza aggiungere un minimo di introduzione a ciò che state per leggere, ci pareva brutto per cui, prima dei due articoli dove, con approcci diversi ma con giudizio unanime verrà analizzato il film, vi mettiamo sotto le due brevi trame dei racconti da cui il film è stato tratto (casomai foste tra i pochi che ancora non li hanno letti).
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La Maschera della Morte Rossa
A causa di una terribile epidemia che sta colpendo in paese, la Morte Rossa, il principe Prospero riunisce nella sua reggia un folto gruppo di persone, amici e conoscenti per passare il periodo di quarantena isolati e quindi salvarsi.
Sfuggire alla Morte Rossa non è così semplice come sembra.
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Hop Frog
Hop Frog, nano e giullare di corte, un giorno decide che non è più tempo per lui e Trippetta, anche lei giullare di corte, di subire le angherie del re e dei suoi stretti collaboratori.
Utilizzando l’ingegno riuscirà a farla pagare a chi non è stato rispettoso.
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L'Analisi Film-Racconti
Quale modo migliore per esorcizzare il periodo che stiamo vivendo e abbiamo vissuto se non con una nuova puntata di “Affinità e Divergenza” a tema Edgar Allan Poe e principalmente la sua Morte Rossa. Siamo quindi partiti da La Maschera della Morte Rossa, film del 1964 di Corman (anche se in realtà la pellicola mischia al suo interno un altro racconto di Poe, Hop Frog) con un grandissimo, immenso Vincent Price, per poi passare al racconto omonimo dell’autore.
Inizio facendo mea culpa perché da grandissima amante di Poe e del cinema horror non avevo ancora mai visto il film; finalmente sono riuscita a recuperarlo e ne sono rimasta letteralmente stregata. Sia i due racconti originali che il film sono capolavori incontrastati del genere, anche se a onor di cronaca c’è da dire che il film è molto diverso dal racconto, anche se ne conserva gli aspetti generali.
Il cambiamento che si ha nel passaggio di media dipende quasi sicuramente dalla grandissima brevità del racconto di Poe che quindi implicava l’ingresso in scena di personaggi aggiuntivi ma non per questo interferenti con la trama o la dinamica del racconto. Nel film, ad esempio, abbiamo una ragazza rapita, Francesca, e portata dal Principe Prospero al suo castello; il Principe Prospero stesso che da giovane uomo buono e coraggioso, diventa un uomo di mezza età sadico e spregiudicato.
“[…] Che cosa è il terrore?
Silenzio
Ascoltate
Il terrore è nello svegliarsi al buio e sentire la pendola scandire il tempo, ascoltare i sordi battiti del proprio cuore o nell’udire i passi di qualcuno che, solo un attimo prima, era nella sua stanza?
Ma non parliamo troppo di queste cose, la conoscenza del terrore è riservata solo a pochi privilegiati.[…]”
Il film ha però un twist completamente diverso rispetto al racconto; la presenza tangibile e lampante del fattore satanismo e in secondo luogo il fortissimo ascendente sadico di tutti i personaggi, soprattutto coloro che sono portati a rappresentazione della nobiltà. Il Principe Prospero utilizza con forza questo elemento di sadismo e abuso per prendersi gioco degli invitati alla sua festa, come a voler ribadire la propria supremazia, il proprio potere e la possibilità di poter decidere del loro destino; si veda la scena il cui il Principe Prospero chiede ai propri invitati di imitare animali differenti come quasi a volerli umiliare.
Molto interessanti gli spunti di ragionamento che originano dal film, che sono altri rispetto a quelli del racconto; e mi riferisco soprattutto al fattore che riguarda la religiosità contrapposta all’adorazione del Male. Sotto questa luce è enormemente interessante il discorso che Prospero fa alla giovane Francesca, molto religiosa e timorata di Dio; il Principe avverte Francesca sul fatto che anche in nome di Dio e del suo amore si sono compiuti gesti violenti, malvagi e degeneri, in questo caso i delitti degli Inquisitori. Per Prospero allora Dio e Diavolo sono quasi due facce inevitabili della stessa medaglia, che spesso divergono ma molto più spesso si sovrappongono.
Sotto questa luce il bellissimo ballo in maschera nella reggia diventa esaltazione suprema del Male sul Bene, sfumatura, questa, che manca completamente nel racconto e quindi tutta la trama del film e il suo finale acquisiscono significato altro ma non per questo meno potente o suggestivo.
La Morte, il Male trionfano sul Bene anche se non bisogna mai abbandonare la speranza. La Morte Rossa nel castello diventa quindi punizione mandata da Dio per il male fatto o una messaggera del demonio per prendere, per sempre, le anime che le appartengono e che con lei hanno siglato un patto? La Maschera per se stessa, visivamente molto meno paurosa di quella del racconto, appare quindi nel film sotto una luce nuova:
“[…]La morte non ha volto fino a che non diventa la tua morte[…]”
La morte rossa non lascia superstiti nel castello, tutti muoiono al suo cospetto, ma rimane sempre una speranza; i sei sopravvissuti al suo passaggio. La scena finale del film è meravigliosa: la processione dei portatori di morte con i loro colori, la loro poesia e loro male.
Molto interessante l’espediente di unire nello stesso universo due diversi racconti e l’incastro delle trame tra i due riesce benissimo. Hop Frog è forse trai due racconti quello che rimane molto più fedele all’originale nella trasposizione; la storia rimane la stessa così come la rabbia di Hop Frog e la sua vendetta.
La Morte Rossa oramai è entrata a far parte del nostro immaginario da secoli sono moltissimo i film, libri, videogiochi che hanno preso spunto dal racconto di Poe per trasformarlo in altro; uno di quelli che mi viene in mente è sicuramente Dylan Dog 126, di Manfredi e Roi, che porta proprio il titolo La Morte Rossa; anche se qui più che della malattia si parla della paura della malattia come portatrice stessa del malanno.
Per concludere racconto meraviglioso, film pazzesco assolutamente da non lasciarsi scappare e recuperare al più presto anche per esorcizzare al meglio il periodo di quarantena appena trascorso.
“[…]And darkness and decay and the red death held illimitable dominion over all.”
Il Film - La Recensione
Che Roger Corman abbia un debole per Edgar Allan Poe non è di certo un mistero, così come appare piuttosto evidente l’attrazione che il produttivo ma, a mio avviso, troppo snobbato regista di Detroit nutra nei confronti di Vincent Price.
Sentimento che per altro non può che essere condiviso con tutti coloro che abbiano avuto l’opportunità di lavorare con quello che ritengo essere uno dei migliori attori mai apparsi sullo schermo che, a sua volta, qualcosa deve sicuramente pure lui a Corman, poiché i lavori sfornati dalla coppia e tratti dai racconti di Poe rivestono un ruolo decisamente importante nella sua lunga e fruttuosa carriera.
La Maschera della Morte Rossa è chiaramente uno di questi e, cronologicamente, segue altri riuscitissimi adattamenti come I Vivi e i Morti, Il Pozzo e il Pendolo e I Racconti del Terrore, risultando per altro uno dei migliori.
Molto spesso, e chiaramente pure in questo caso, dato che la maggior parte dei racconti partoriti dalla bizzarra mente dello scrittore nato a Boston sono, sì eccezionali, ma piuttosto corti, vi è la necessità di romanzarci su, inventandosi stratagemmi di varia natura, per giungere ad ottenere un risultato che nella maggior parte dei casi non delude mai lo spettatore.
Se infatti ne I Racconti del Terrore il film diventava un’antologia da tre episodi (tratti ovviamente da tre diversi racconti), qui il film è unico, ma i racconti a cui si ispira sono due (come già sottolineato precedentemente). E la scelta è assolutamente vincente, non tanto per l’idea di combinare più racconti, ma proprio perché i due prescelti si incastrano perfettamente per creare un’unica storia che, a distanza di quasi 60 anni, non sfigura affatto e, anzi, ha molto da insegnare a svariati mestieranti improvvisati dei giorni nostri.
L’atmosfera del castello è incredibilmente fascinosa, una location ideale per contenere la minaccia della Morte Rossa, figura misteriosa che diventa di incredibile attualità visto il periodo storico che stiamo attraversando. Solo che purtroppo perle come The Masque of the Red Death noi ce le sogniamo e ci dovremmo accontentare al massimo del pregiatissimo Corona Zombies 😷 (del quale per altro mica mi lamento 😁).
Le musiche di accompagnamento (non di Corona Zombies eh, torno serio per un attimo), risultano accattivanti e perfettamente in sintonia con le scene a cui vengono abbinate. Basti pensare alla sequenza del rito in cui Juliana si unisce al suo nuovo promesso sposo, con un crescendo pazzesco che va a marcare ogni singolo urlo della donna.
E a proposito di scene, vogliamo citare per caso quella in cui Price apre gli occhi durante il rito? No perché se non volete, lascio perdere, ma in tal caso credo che non abbiamo molto da spartire in futuro . Che poi il bello è che te lo aspetti pure, perché lo si vede lontano un kilometro che succederà, ma nonostante tutto fa parte di quei fotogrammi che gli appassionati di cinema difficilmente si scorderanno.
Il merito di tutto ciò, non mi stancherò mai di dirlo, va attribuito per larga a parte a Vincent Price. Non mi soffermerò più di tanto su di lui perché troppe sarebbero le cose da dire, ma mi limiterò alla citazione del suo personaggio, Prospero.
Una figura crudele e spietata, che non risparmia nessuno e che per questo dovresti odiare, mentre invece finisci col fare il tifo per lui, anche in virtù di quel ghigno e quella pungente ironia che lo contraddistingue e che spesso coinvolge l’altro grande colpo messo a segno da Corman, quella Helen Court perfettamente incarnata nella sposa del principe.
"Vi prego non doletevi per la morte di Juliana, festeggiamola invece...aveva appena sposato un mio amico".
Tra una battuta e un’angheria poi, Corman non risparmia una sagace punzecchiatura ai ricchi ostentatori delle proprie fortune, qui appositamente riuniti in tutte le loro varie sfaccettature.
"Guardali, guardali, si rotolano per terra come cani affamati in cerca di un osso. Sono tutti pieni di ricchezze ma l'avidità li divora”.
Tutti pronti insomma per accogliere la figura della Morte Rossa. E l'immagine della misteriosa creatura che svela il suo volto paonazzo entra di diritto nella storia e non è altro che il preludio al poetico finale, forse un filo grottesco per quanto riguarda la conta di chi ha fatto più morti, ma assolutamente di impatto perché d’altronde...
“And Darkness and Decay and the Red Death held illimitable dominion over all."
Basta la chiudo qui, se no potrei andare avanti per ore 😁.
Mi raccomando, leggete Poe, e guardate i film di Corman, sicuramente ne trarrete giovamento!
Buona visione,
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