Autore: Raffaele Malavasi
Fino a poco tempo fa, confesso di non aver mai sentito parlare di Raffaele Malavasi e, se non fosse stato per una zelante commessa che mi ha quasi obbligato a comprare Tre Cadaveri, avrei probabilmente continuato ad ignorarne l’esistenza.
E avrei fatto male perché, se le premesse sono quelle viste in questo thriller (credo di esordio), ritengo che il futuro possa essere roseo per lo scrittore genovese.
E mi piace sottolineare la parola genovese, perché è stato proprio uno
dei fattori che ha attirato sin da subito la mia attenzione. Di romanzi di questo tipo infatti ne ho divorati parecchi (così per dire, avevo appena finito il giorno prima Il Suggeritore di Carrisi, libro a cui per altro Tre Cadaveri non ha nulla a che invidiare…Malavasi poi mi pagherai una cena dopo questa affermazione 😁), ma vedere l’azione spingersi attraverso Quinto, Via san Vincenzo, Piazza della Vittoria, Via XX, i Vicoli e Bogliasco (giusto x citare i primi che ricordo), mi ha teletrasportato esattamente lì, in quei luoghi dove ormai campeggio da più di 30 anni. Luoghi per altro descritti con grande precisione e dovizia di informazioni.
dei fattori che ha attirato sin da subito la mia attenzione. Di romanzi di questo tipo infatti ne ho divorati parecchi (così per dire, avevo appena finito il giorno prima Il Suggeritore di Carrisi, libro a cui per altro Tre Cadaveri non ha nulla a che invidiare…Malavasi poi mi pagherai una cena dopo questa affermazione 😁), ma vedere l’azione spingersi attraverso Quinto, Via san Vincenzo, Piazza della Vittoria, Via XX, i Vicoli e Bogliasco (giusto x citare i primi che ricordo), mi ha teletrasportato esattamente lì, in quei luoghi dove ormai campeggio da più di 30 anni. Luoghi per altro descritti con grande precisione e dovizia di informazioni.
L’inizio è bello tosto, e ci vengono mostrati subito particolari cruenti senza risparmiare i dettagli e facendoci intuire che sarà proprio quello l’andazzo che prenderà il libro anche nei capitoli a seguire. Molto toccante tra l’altro il racconto vissuto in prima persona da una persona apparentemente slegata dai fatti del momento, mentre il killer la finisce senza pietà alcuna (anche in virtù di chi poi si scoprirà essere la donna, senza spoilerare troppo).
I capitoli relativamente brevi facilitano la lettura, così come le diverse storie nella storia (il presunto serial killer, le vicende di Spada e Manzi, il figlio bullizzato, la fine toccata a sua madre, la giornalista in carriera ecc ecc) e pure la scrittura essenziale risulta molto scorrevole. Le storie, tra l’altro, tutte apparentemente slegate tra loro, finiranno poi inevitabilmente per collegarsi in un incastro efficace e coinvolgente.
I personaggi risultano assolutamente ben inquadrati, via via si scopre sempre qualcosa in più su di loro e non si fatica ad entrare in empatia con ciascuno di essi. Menzioni particolari vanno chiaramente a Red Spada, Manzi e Orietta Costa, che non mi spiacerebbe rivedere all’opera in futuro in qualche altra avventura a loro dedicata.
Il cosiddetto filo rosso, il collegamento tra i vari omicidi, mi era parso inizialmente non troppo originale, visto che già qualcosa di simile si era visto sia in narrativa che in chiave cinematografica, ma lo sviluppo finale con il reale andamento dei fatti, mi hanno fatto ricredere, con un finale che chiude bene il cerchio senza rammarico alcuno.
L’unica stonatura che ad un certo punto ha rischiato di far precipitare il giudizio è stata la citazione della sciarpa di quella squadraccia che proprio non riesco a nominare, ma il pronto intervento del mitico vecchietto ad intonare il coro “Genoa Merda…”, ha rimesso immediatamente le carte al loro posto, permettendomi anche di sottolineare qualche piccola incursione umoristica all’interno di una vicenda che di umoristico proprio non aveva nulla.
Detto ciò, confermo la bontà del prodotto, che consiglio a tutti gli appassionati di thriller anche belli tosti.
Qui il libro
Giudizio complessivo: 8
Enjoy,
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