Autore: Ernest Hemingway
Avere E Non Avere
In tre racconti scritti in momenti diversi della propria via, Hemingway riesce a dare corpo e anima a un’esistenza (quella del protagonista Harry Morgan) e a sistemare un romanzo fatto di eterogenee ispirazioni.
Avere E Non Avere non è tra i romanzi più famosi di Hemingway, almeno non qui in Italia, ma è forse tra le opere più ricche di significati e di stile firmate dal grande romanziere.
Si tratta di un romanzo sociale e storico, una storia di guerra, contrabbando e pesca, di birre messe in fresco, di sole cocente e profumi caraibici. Tutto parte da un sopruso, consumatosi a L’Avana. Morgan accompagna in barca un ricco americano, per fargli pescare un pesce spada. Il turista però è un irrispettoso. Vuole fare di testa sua, e con una serie di manovre spericolate riesce a perdere il pesce pescato da Morgan (vi ricorda qualcosa?) e poi a distruggergli l’imbarcazione. E come se niente fosse, il tipo scappa poi da Cuba senza rimborsare il povero Morgan.
Per recuperare il protagonista è poi costretto a riciclarsi come scafista. Porta dei cinesi da Cuba agli Stati Uniti, si macchia anche di omicidio. In poche pagine il suo personaggio si è trasformato. Tutte le ingiustizie subite lo hanno mutato in un disperato pronto a tutto.
Da qui in poi l’avventura si trasferisce negli Stati Uniti e si tinge di atmosfera da noir. Morgan diventa un contrabbandiere, un ladro, un traditore…
La prosa di Hemingway è qui come una lama ben affilata. Urgente, incisiva e feroce. Il suo stile è coerente e continuo. Ogni periodo è composto da due, massimo tre frasi brevi. Tutto teso secondo la poetica narratologica messa a punto dall’autore. Quindi, anche se i racconti che compongono il romanzo sono stati stesi in periodi diversi, dal punto di vista formale non si nota alcuna cesura.
Le differenze sono nel tono e nella profondità critica con cui l’autore dà voce all’umanità dei suoi personaggi. I tre racconti corrispondono a molteplici punti di vista e a zoom su diverse sfaccettature della psiche.
All’inizio, Hemingway sembra assai più tenero con Harry Morgan, lo disegna come una pura vittima che deve trovare il coraggio di ribellarsi alle ingiustizie che è costretto a subire. Nei racconti differenti Harry mostra maggiore ipocrisia e un lato oscuro sempre più invadente. A parte tutto, il protagonista non perde mai una sua morale di fondo. Anche quando sembra attardarsi in episodi spietati, Harry sa distinguere il bene dal male, sa dare valore all’amicizia e sa avere pietà per chi sta peggio di lui.
È un uomo che sa farsi amare.
Ed è infatti l’amore uno dei temi più importanti dell’ultima parte del romanzo.
Buona lettura,
Carlo Visone
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