Regia: Craig Zobel
RECENSIONE N.1
Uscito senza troppi clamori, vista la recente situazione, e distribuito unicamente in video on demand, The Hunt arriva finalmente anche in Italia, dopo la travagliata campagna promozionale avuta in USA, e i primi commenti ed impressioni carpiti da chi ha già completato la visione appaiono incoraggianti.
Certo, ad una prima occhiata (e pure anche a una seconda e a una terza), la trama non sembra nulla di così complicato o di particolarmente originale e vede appunto questo gruppo di persone risvegliatesi all’interno di un grande parco, dove alcuni ricchi annoiati hanno deciso che la caccia alla volpe non era più così interessante ed era quindi meglio passare alla caccia all’uomo. Strizzando quindi l’occhio a La Lunga Marcia e a Battle Royale, il film si candida subito a configurarsi come un action movie serrato (mantenendo le promesse), e aprendosi all’inserimento di alcune variabili che avrebbero potuto condizionare (nel bene o nel male) la pellicola.
Quello che salta subito all’occhio (chiedere al tacco della signora per conferma 😁), e che indirizza la faccenda subito nella giusta direzione, è un utilizzo non parsimonioso del sangue e della componente splatter (in particolare nella prima fase). Non mancano persone infilzate, sparate in testa con conseguente esplosione della stessa, saltate in aria o esplose a seguito di posizionamento granata all’interno delle mutande (sì, succede pure questo 🤣).
Il film si fa da subito poi bello cattivo, violento e soprattutto non fa sconti a nessuno. Molto interessante come non ti dia quasi tempo di simpatizzare (o di odiare, dipende dai punti di vista) per un personaggio, che magari subito dopo viene poi decapitato con una motosega (ehm no, forse questo non accade, ma dico FORSE).
L’altro grande pregio del film (forse quello che più lo ha salvato da una possibile disfatta) è il non prendersi troppo sul serio. Seppur non clamorosamente come in molti b-movie di cui mi sono occupato, si evidenzia per tutta la durata della pellicola quella velata cazzaraggine che magari a volte si manifesta solo attraverso un’espressione, una battuta o una semplice gag, ma che fa intendere quale sia lo spirito generale e che, in un certo qual modo, consente di giustificare alcuni comportamenti e sviluppi che in un film “serio” avrebbero trovato difficoltà ad essere accettati. Prendete come esempio il combattimento finale, delicatamente intriso di elementi e dialoghi surreali, dove le contenders trovano perfino il tempo di chiedere “un secondo” di tregua dopo essersi riempite di mazzate. Vien da se quindi accettare anche il risultato conclusivo, che sarebbe stato francamente impossibile laddove il film fosse stato costruito in maniera più realistica.
Betty Gilpin, oltre ad essere una gran figa, se la cava più che dignitosamente, grazie anche a quelle espressioni intriganti, a volte rese anche con solo un micro movimento facciale e, giusto per completare la saga del girrls power, viene affiancata da una Hilary Swank che, dopo aver imparato a fare a pugni nell’ottimo Million Dollar Baby, dimostra che lo spirito battagliero che alberga in lei non si è ancora dissoluto.
Ah ci sarebbe poi tutto il discorso relativo all’Animal Farm di matrice Orwelliana, tangibile sin da quando viene liberato il maiale dalla cassa, ma per approfondire le analogie con quest’opera che, tra le altre cose, ho letto sia in lingua inglese che italiana, vi rimando alla recensione che potete trovare di seguito a questa 👇👇.
Detto ciò, concludo rimarcando il mio gradimento per questo film, una storia semplice, lineare, con un intrattenimento costante e alcune chicche a fare da contorno. Ma soprattutto un film che è esattamente ciò che vuole essere, da vedere assolutamente.
Giudizio complessivo: 8
Enjoy,
RECENSIONE N.2
The Hunt, il nuovo film diretto da Craig Zobel, ha avuto l’infausto destino di uscire in questo periodo di quarantena e quindi di essere trasmesso direttamente su piattaforma video bypassando l’uscita nelle sale.
Inizio dicendo che il film mi è piaciuto molto e che nella mia recensione non mi soffermerò tanto sull’opera in sé quanto sui temi di critica sociale e sulle molte citazioni e rimandi all’opera di Orwell, La Fattoria degli Animali; il tutto cercando di stare il più possibile spoiler-free.
L’inizio del film potrebbe trarvi in inganno vista la sua somiglianza con libri e film come Battle Royale o The Hunger Games: un gruppo di sconosciuti si svegliano in un luogo imprecisato con a disposizione delle armi e scatta la carneficina. Ma non è questo il caso perché The Hunt si sposta subito su un livello più alto, sia come citazionismo che come critica.
Fin da subito veniamo catapultati in una realtà dove esiste un NOI e un LORO, una contrapposizione armata tra due non ancora ben precisate identità che sono dai lati opposti della “caccia”, e fin da subito chi conosce La Fattoria degli Animali di Orwell può capire quanto del libro c’è all’interno del film (il piccolo maialino di nome Orwell, il nome del luogo in cui si svolge la caccia, The Manor).
Ma cerchiamo di spiegare meglio chi sono LORO e chi siamo NOI. LORO sono i 12 nel campo di battaglia, gli spregevoli, gli stupidi, i repubblicani; NOI al contrario siamo l’elite istruita, colta, agiata, democratica. LORO sono i cacciati, NOI siamo i cacciatori. Nella caccia non è importante chi sopravvive (ve ne accorgerete subito), quello che importa è perché questa caccia esiste, su quali basi si fonda.
Le protagoniste della caccia sono due donne: Athena (Hilary Swank) e Crystal (Betty Gilpin), cacciatore e preda. Athena, nome non casuale per il personaggio, dea della guerra e della sapienza, donna ricca, istruita, colta e la sua nemica Crystal, reduce di guerra, donna forte e sanguinaria.
Crystal è identificata da Athena come Snowball, il maiale rivoluzionario della storia di Orwell cacciato per far posto a Napoleon, il maiale crudele e despota; ed è un errore perché politicamente dovrebbe essere Athena, donna di sinistra, il maiale rivoluzionario. Questo è però un errore che secondo me sottende altro. Sottende un errore di interpretazione della storia da parte di Athena, perché Snowball non era al servizio di Napoleon, come Crystal lo sarebbe verso Trump; per cui alla fine Athena non è così intelligente e migliore di come vorrebbe apparire.
Il film è una critica sociale e soprattutto politica non tanto alla parte repubblicana quanto alla sinistra democratica. Quella sinistra che si erge ad esempio morale, etico e puro della società; giovani ricchi, che si credono colti e intelligenti che vedono il mondo dalla loro torre d’avorio senza forse capirci poi molto. Molto importante è anche il ruolo del complottismo e delle fake news su cui ruota la rivelazione più importante del film.
The Hunt può avere mille altre interpretazioni e forse questo è anche il suo bello. È un buon film, non un capolavoro, ben recitato che riesce a mescolare generi differenti con grande maestria.
Andiamo a caccia?
Giudizio complessivo: 7.5
Buona visione,
Trailer
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