Ideatori: Steven Moffat, Mark Gatiss
"Quando la polizia brancola nel buio, ovvero sempre, allora consulta me".
Come in una macchina del tempo, nell’immaginario collettivo, la celebre figura di Sherlock Holmes e la sua emblematica frase "Elementare, Watson" rimanda, inevitabilmente, ad una Londra Vittoriana piena delle sue contraddizioni, grazie alle opere di Sir Arthur Conan Doyle e alle numerose trasposizioni cinematografiche.
Difficile, dunque, pensare di distaccarsi da tutto ciò che è stato prodotto precedentemente e poter rivisitare, in modo originale, un personaggio così iconico, senza però snaturare l’opera da cui è tratto.
Gli ideatori della serie hanno voluto osare, proponendo allo spettatore ciò che alla fine ne ha determinato il successo: l’ambientazione in chiave moderna.
Sherlock Holmes, interpretato da un magistrale Benedict Cumberbatch, si ritrova catapultato nella Londra dei giorni nostri; eccentrico, sicuro di sé, arrogante, sa di essere un genio dimostrandolo attraverso le sue deduzioni.
Il detective è in grado di cogliere quello che per gli altri risulta impercettibile, ed è proprio questo che ne determina la sua grandezza. Si presenta come il perfetto investigatore che la polizia chiama quando non sa risolvere difficili e complicati crimini…quindi sempre.
Martin Freeman interpreta, invece, il famoso Dottor Watson: un medico con profondi traumi e tormenti lasciati dalla guerra che ha affrontato come soldato. Si configura come la spalla destra del protagonista, esaltandone involontariamente la bravura e, alla fine del loro percorso, anche l’umanità.
Nonostante la modernità, alcune cose sono rimaste invariate, come il simbolico indirizzo di Baker Street al n. 221B e la nemesi di Sherlock, Moriarty.
C’è il mistero, l’azione, l’avventura e anche quel tocco di drammaticità che rende Sherlock un prodotto unico nel suo genere, difficile da imitare ed impossibile da dimenticare.
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Buona visione,
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