Regia: Quentin Tarantino
"Pulp è un genere letterario e cinematografico che rappresenta con grande realismo e ironia la violenza e il degrado della società moderna".
Questa è indubbiamente la definizione più azzeccata per capire il cinema di Tarantino e una delle pietre miliari del genere: Pulp Fiction.
Si presenta già innovativo della sua struttura narrativa: l'opera è divisa in varie "situazioni", sfruttando lo schema già sperimentato con Le Iene; le vicende di Pulp Fiction non seguono un ordine cronologico ma si esplicano in tre episodi che si avvicendano nello stesso universo, quello del Boss della droga Marcellus Wallace, con un prologo che culmina con un epilogo entrambi ambientati in una caffetteria di Los Angeles, e con un intreccio di violenza e casualità che segue un percorso circolare.
Abbiamo la vicenda di Zucchino e Coniglietta che stanno svaligiando la caffetteria; quella di Vince e Jules, i tirapiedi di Marcellus, che recuperano una misteriosa valigetta d'oro da degli spacciatori, e all'interno di questa dinamica, si apre la situazione di Vince con la moglie di Wallace , Mia e quella tra Marcellus Wallace e il pugile corrotto Butch.
Tarantino, fondendo un mix stilistico che va dal grottesco all'exploitation, è riuscito a combinare l'inverosimile con l'ordinario con uno stile variegato, appassionante, crudo e privo di qualsiasi nesso morale.
Pulp Fiction è un labirinto , ogni lato è un film diverso , comico, metaforico, poliziesco, sociologico. Q. è un affabulatore, inventa storie e dialoghi seduttivi per noi spettatori, ma che alla fine non c'entrano niente con il plot centrale, ci confonde, ci disorienta, e cita in continuazione: La Febbre del Sabato Sera , Il Cacciatore, Il Padrino, Quei Bravi Ragazzi.
Un cult da subito destinato a diventare parte integrante della cultura pop.
"Mi chiamo Jerda e non è con le chiacchiere che uscirai da questa merda".
Buona visione,
Trailer
Non è un film ma un Opera d’Arte
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