Old Boy (2003)


Regia: Park Chan Wook


TRAMA

Oh Dae-Su, un uomo trentenne con moglie e figlia, un giorno nel 1988 viene rapito senza apparenti motivazioni e viene tenuto prigioniero in una piccola cella per ben 15 anni. All'improvviso viene liberato e il suo unico scopo sarà la vendetta...

Quentin Tarantino lo definì come "il film che avrei voluto fare", tanto da premiarlo a Cannes con il Gran Premio della giuria presidiata da lui. E come dare torto a Quentin, dato che spesso la vendetta è il motore chiave dei suoi film. 

Ma la vendetta non è tutto, c'è una continua evoluzione nel ricercare la verità, che induce a far scorrere sempre più sangue, quel sangue che non esce solo dalle vene, ma anche dall'animo profondo di chi ne è coinvolto.


Old Boy è il secondo film di una trilogia della vendetta di Park Chan Wook e sebbene possa sembrare un tema verosimilmente già trattato nel mondo del cinema, il regista coreano ci mette del suo nel delineare i personaggi, buttando giù le maschere e sfociando in una tragedia greca.

Se ne percepisce il dolore, la rabbia e la pazzia del protagonista, vivendo nell'angoscia insieme a lui. Quella stessa angoscia che ci fa credere nell'amore sbagliato e controverso.

Una sensazione di asfissia continua in cui, anche se liberi, ci sentiamo ugualmente chiusi e bloccati, e lo percepiamo grazie alla fotografia cupa e ristretta del regista.

Un film nudo e crudo che colpisce come un pugno allo stomaco, un vaso di Pandora aperto che stende tutti, nessuno escluso.

Buona visione,




Trailer



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