Autore: Donato Carrisi
Primo approccio che ho con Donato Carrisi (e presumo non ultimo), un autore di cui ho sempre sentito parlare (piuttosto bene tra l’altro), ma di cui non avevo mai avuto occasione di leggere nulla.
Per cui, dopo qualche consiglio, ho deciso di fare come i gamberi e camminare all’indietro, partendo dal suo ultimo lavoro, La Casa Delle Voci.
Il libro prende bene sin da subito ed è chiaro che sarà una di quelle storie che si leggerà tutta di un fiato, probabilmente anche grazie ad un tema, quello dell’ipnotismo, che mi è molto caro (Do you remember L’Ipnotista?).
Lo stile di Carrisi è decisamente apprezzabile, efficace ed essenziale, anche se i capitoli, a mio avviso risultano un filo troppo lunghi; d’altronde non ho mai fatto mistero di preferire capitoli numerosi e brevi, da poter leggere e concludere anche quando si ha poco tempo.
La storia è piuttosto lineare dal punto di vista della narrazione, non assistiamo a salti tra una storia e l’altra (salvo qualche piccola eccezione) e, con il passare delle pagine, ho imparato ad apprezzare questo stile che, in un primo momento può risultare ostico per chi non è abituato, ma che in fin dei conti non disturba e stimola ugualmente la lettura.
Quando la storia entra nel vivo, non smetteresti mai di interromperti, la terribile Hanna Hall ti entra letteralmente nel cervello, te la sogni la notte e quasi ti sembra di ritrovartela dietro ogni angolo o puntuale sul pianerottolo di casa mentre stai uscendo o rientrando. E poi c’è la curiosità per sapere cosa diavolo ha detto il padre a Pietro prima di tirare le cuoia, con Carrisi che si diverte a tenerti sulle spine (Ti ho odiato a lungo, sappilo!) senza rivelarti quali sono quelle dannatissime parole (o parola) che vorresti vedere scritte quanto prima.
E qui arrivo alle considerazioni finali sul libro, un libro che fino alle battute conclusive sembrava essere il papabile “libro dell’anno” (anche se siamo a febbraio) ma che, a mio avviso, lascia troppi interrogativi, rendendo la faccenda lievemente nebulosa e rendendomi quindi un filo perplesso, anche in considerazione della suspense che lo scrittore ha saputo creare, senza poi (forse) soddisfare appieno il lettore. Certo la possibilità che vi siano futuri lavori che riprendano la storia c’è e, a questo punto, inizio ad augurarmelo, perché Hanna, in fin dei conti, mi manca già.
Nonostante quest’ultima considerazione infatti, il libro merita assolutamente una lettura, sia che siate fan di Carrisi, sia che vogliate scoprirlo qui per la prima volta.
Giudizio complessivo: 7.7
Enjoy,
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