Regia: Mario Monicelli
RECENSIONE
“Tarapio tapioco come se fosse antani, la supercazzola prematurata con dominus vobiscum blinda?”
E niente, dopo lo straordinario Amici Miei del 1975, Monicelli ci prende gusto e, sette anni dopo, ci regala un secondo capitolo di livello altissimo, probabilmente quasi sullo stesso livello del primo film e scusate se è poco.
E già, perché quando si parla di comicità all’italiana (quella vera intendo) o molto più semplicemente di commedia all’italiana, si deve passare necessariamente da qui, non ci sono cazzi, perché se è vero che, con questo film, probabilmente il genere inizia la sua fase di decadenza, è altresì vero che Monicelli, con il primo Amici Miei, ha dato un impronta a dir poco fondamentale a tutto il filone.
Approfittando del successo ottenuto, facendo assolutamente propria la convinzione che “squadra che vince non si cambia” il regista mantiene invariato il nucleo dei protagonisti (su cui non sto a dilungarmi dal momento che trovate una vasta descrizione nella recensione del primo capitolo), “resuscitando” anche il povero Perozzi, grazie ad un uso del flashback che, seppur con alcune piccole incongruenze, riesce a rendere per buoni tratti protagonista anche il quinto compagno della brigata.
Ecco, l’unica variazione significativa è la presenza di Renzo Montagnani al posto di Duilio Del Prete nei panni del Necchi, scelta senza dubbio indovinata vista la prestazione globale. Aggiungiamo poi un’ottima interpretazione di Paolo Stoppa nei panni dello strozzino e la conferma di Milena Vukotic quale moglie del Mascetti ed ecco che il discorso personaggi l’è bello che terminato.
Se proprio si vuole cercare un pelo nell’uovo, forse l’unica piccola pecca sta nell’averli fatti quasi diventare una sorta di caricatura comica di se stessi, perdendo di conseguenza un filo di genuinità del personaggio stesso, ma d’altronde il film è costruito principalmente sulle “zingarate”, per cui ciò diventa quasi inevitabile.
E di “zingarate” ne abbiamo davvero parecchie da citare e alcune sono a dir poco memorabili. Come non dimenticare infatti la gag del cimitero, o quella della figlia del Mascetti incinta (“Sparecchiavo”…), per non parlare della Torre di Pisa, del Perozzi che compra i cornetti, della defecazio isterica e poi mi fermo qui se no ci sarebbe da citare tutto il film dal primo all’ultimo minuto.
E proprio grazie a quell’ultimo minuto voglio sottolineare quella vena più malinconica che si fa strada in questo atto secondo (non che non ci fosse nel primo, ma qui mi ha dato l’impressione di “uscire” maggiormente); basta infatti pensare all’epilogo, dove la lacrimuccia è in agguato e dove, forse per la prima volta, inizia a trasparire, osservando le espressioni degli amici, l’idea che la voglia di scherzare ed ironizzare su tutto sembra quasi scemare un poco.
Per il resto invece, il connubio tra il susseguirsi di situazioni drammatiche e grottesche (tra cui si fa pure riferimento all’Alluvione di Firenze), utilizzate come pretesto per far uscire il lato burlesco, comico e goliardico della pellicola, si dimostra l’arma in più, il punto chiave del film, quello che, come nel caso del film del ’75, ha permesso di mantenere ancora oggi vivissimo il ricordo di Amici Miei e di tutto ciò che da esso ha preso spunto.
Senza dimenticarsi che poi il film scorre via rapido, senza pause ed interruzioni, 2 ore che passano in un lampo e che mi offrono lo spunto per consigliarne la visione a quei pochi incoscienti che ancora non hanno avuto il privilegio di vederlo.
Giudizio complessivo: 9
Enjoy,
Trailer
Esilarante, geniale nella sua impertinente. Da vedere e rivedere.
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