Regia: Francesco Carofiglio
Un libro che non si "legge": si odora, si tocca, si assapora. A Villa Ada, bella, austera, sulle colline Pistoiesi, Miranda Soderini trascorre gli anni più belli.
Una bambina spensierata che passeggia tenendo per mano la madre, esplorando il bosco e percorrendo sentieri brulicanti di vita. Sulla pelle la resina collosa degli alberi e dalle labbra infinite domande. La curiosità di capire, scoprire e godere di quella bellezza.
È l'estate del '39.
L'estate in cui la curiosità di una bambina felice risplende e illumina ogni angolo di quella Villa avvolta nel silenzio e fatta di stanze misteriose.
L'estate in cui Lapo le fa vincere la paura dell'acqua gelida, la fa emozionare, correre, ritardare.
L'estate di un'attesa infinita, di un padre che non torna, di lettere non risposte.
L'estate che dividerà in due la sua esistenza, dichiarando l'inizio di una seconda vita.
Anni in bilico tra luce e buio.
Ora Miranda è una donna anziana, novantenne e si osserva, ricorda.
Ci racconta quegli anni.
Ripercorre con noi l'armonia della vita, la commozione davanti al fiume che scorre, i giorni di solitudine e la consapevolezza della fine in balia di percezioni talvolta sfuggenti, sfumate ed altre estremamente nitide.
Un libro dove la memoria olfattiva spicca, accendendo ricordi e domande.
Istantanee di anni che tolgono il fiato che rendono immobile quel mondo fatto di respiri, terra, acqua, fiori, sussurri e dove la pittura unisce, scioglie i nodi e fa comprendere le proprie paure facendoci prendere per mano il nostro essere più profondo e prezioso.
Miranda non piange più.
Pensa a ciò che si è stati, si è e sarà, a quelli che hanno amato e ameranno, a chi non c'è più e alle future vite che seguiranno.
Aspetta la fine e racconta la bellezza prima dell'arrivo di quel maledetto spartiacque che tutto si è portato via.
Era l'estate del '39 e la sua amica Rachele era ebrea e se n'è andata.
Non ho parole per questo libro.
Intenso, profondo, dolce, melodico, malinconico, doloroso.
Straordinario.
Buona lettura,
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