Regia: Sion Sono
Basato su una storia vera, che non sono riuscito a trovare in giro nell’Internet, dato che viene menzionata praticamente solo la data dei ritrovamenti dei corpi, The Forest of Love segna il ritorno del regista giapponese Sion Sono, dopo la piccola parentesi con il piccolo schermo con la miniserie Tokyo Vampire Hotel, ai lungometraggi.
E il prodotto finale ci dimostra un Sono a suo agio e in perfetto controllo della sua nuova opera, liberandosi di buona parte dell’estetica alla Antiporno, conservando comunque un reparto tecnico di pregevole e elegante fattura, anche senza colori accecanti ovunque.
Sono perde, in parte, anche il vizietto di autoreferenzialità, onnipresente nelle sue due ultime pellicole, e torna parzialmente alla origini.
Si perché, comunque, il regista giapponese non manca di citare i suoi principali successi anche qui. Da Why Don’t you Play in Hell? a più di un rimando a Suicide Club, passando per una struttura molto simile a quella di Love Exposure, ma con toni 1000 volte più cupi.
La pellicola infatti diventa progressivamente più violenta ed estrema man mano che si arriva all’epilogo, grazie più che altro ad alcuni dei personaggi più disgustosi e crudeli mai scritti da Sono.
In The Forest of Love si assiste al completo sfaldamento di legami affettivi e familiari, orchestrati in maniera perfetta dall’antagonista della vicenda, un certo Jon Murata, che diventa in più di un occasione un carismatico Charles Manson nipponico, sotto la direzione di Sono.
È il personaggio da odiare con tutto il cuore, ma non è neanche l’unico.
Perché The Forest of Love è un film che non offre alcun punto d’appoggio e nessun riferimento. E l’epilogo ci mostrerà che nessuno, o quasi, merita compassione alcuna.
L’ultima fatica di Sono è quindi una spirale di violenza e oscurità dalla quale non si può uscire. In cui siamo circondati da personaggi troppo mentalmente devastati da ribellarsi, o troppi crudeli per riuscire a provare anche una minima empatia per loro.
E sinceramente, per la prima volta guardando un film, ho sperato che la pellicola finisse anche un po' prima, solo per porre fine alle violenze e torture psicologiche varie che si susseguiranno in The Forest of Love.
Probabile che io non sia più abituato a roba estrema, anzi sicuro, ma vi giuro che non sto scherzando.
Consigliatissimo.
Buona visione,
Trailer
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