Regia: F.Gary Gray
RECENSIONE
PRO
Men in Black è sempre stato sinonimo di una pellicola di ottima qualità, come anche l’accoppiata Hemsworth-Thompson che già in Thor Ragnarok aveva mostrato un feeling interessantissimo. I due fattori messi insieme quindi non potevano produrre altro che un film divertente e piacevolissimo.
In questa nuova pellicola sugli “uomini in nero” la neo-recluta M è stata inviata a Londra per indagare su degli incidenti avvenuti negli ultimi periodi, che vedevano coinvolto anche il famosissimo agente H.
Il film scorre bene, con un ritmo elevato fin dalle prime scene, mantenendo sempre alta l’attenzione dello spettatore.
Diverte senza mai stancare con battute di ottimo livello, caratteristiche sia della saga di Men in Black, ma anche dei due attori protagonisti, che sembrano ormai trovare in queste interpretazioni humor-eroiche la chiave del loro successo artistico. Per questo il film funziona discretamente bene, perché nonostante il lungometraggio (in maniera secondo noi giusta) non miri così in alto come nei precedenti capitoli, con una trama abbastanza semplice e parzialmente prevedibile, riesce comunque a costruire intorno alle due stelle un abito su misura che gli calza a pennello e che rende tutto il film interessante e gradevole fin all’ultimo istante.
Nonostante il titolo richiami al sesso maschile, Emma Thomposon femminilizza la pellicola affrontando la questione “maschilismo” con due battute e portando acqua al mulino del movimento metoo, mostrando come anche le donne hanno il diritto di imbracciare grossi fucili e di combattere gli alieni.
Nel complesso la pellicola funziona, riflette le ultime tendenze e diverte, lasciandosi alle spalle (parzialmente) gli agenti K e J e mostrando una via alternativa alle due iconiche figure che avevano caratterizzato il Brand in tutti questi anni.
CONTRO
L’obbiettivo di tutti i reboot è quella di rubare la scena ai predecessori, cercando di resettare la memoria degli spettatori.
Men in Black: International ci è riuscito? La risposta è “ni”.
Come detto precedentemente, questo capitolo mostra una nuova via, comunque piacevole e divertente, per parlare degli “uomini in nero”, ma non ai livelli dei capitoli precedenti. A mancare infatti è quel gotico paranoico che faceva la ricchezza dei film originali, oltre che l’associazione automatica Men in Black e Smith/Lee Jones talmente iconica che difficilmente si sarebbe potuta cancellare.
Il film in maniera molto matura infatti non mira a disturbare dei mostri sacri della cultura pop. Ma se da una parte forse è un pregio questo bagno di umiltà, dall’altra il film rimane su un piano prettamente intrattenitivo e comico, apprezzabile ma non indimenticabile.
Giudizio complessivo: 7
Buona visione,
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