Regia: Krzysztof Kieślowski
RECENSIONE
Il capitolo conclusivo della Trilogia dei colori (e, ahimè, della filmografia del maestro Kieślowski) è un film delicato che, come i precedenti Film Blu e Film Bianco, mostra storie di vita quotidiana intrecciarsi tra loro, casuali incroci che il destino forse non aveva considerato (o forse sì).
In questa terza fatica cromatica il cineasta polacco, sempre accompagnato dal fedele autore Krzysztof Piesiewicz (e mi ci sono voluti due giorni solo per scrivere correttamente Kieślowski e Piesiewicz quindi….un minimo di rispetto), ci parla dell'incontro tra una giovane modella, Valentine, ed un vecchio e burbero giudice in pensione (un magistrale Jean-Louis Trintignant), quest'ultimo relegato in casa nella sua solitudine con il suo cane, Rita, ed il suo apparecchio elettronico con il quale intercetta le chiamate del vicinato. Dapprima schifata dall'atteggiamento dell'uomo, Valentine col passare dei giorni scopre nel vecchio giudice un lato nascosto, più sensibile e romantico; i due, naturalmente, diverranno amici, anche se il destino li dovrà separare.
La storia di questa amicizia impossibile è alternata alla vicenda di un giovane avvocato in erba (alter ego del vecchio giudice) e della sua tormentata relazione con una provocante bionda, vicina di casa del giudice.
Lo sfondo è quello di una grigia Ginevra, puntellata qua e là con tocchi di rosso, colore che, come suggerisce il titolo, è predominante all'interno della pellicola.
L’amicizia, il destino, l'eros e il senso della vita: questi sono i grandi temi su cui poggia quest'opera raffinata, sontuosa come le dolci note di musica classica che aprono il film. E, non a caso, la scena sicuramente migliore del film è quella ambientata nel lussuoso teatro vuoto post filata (naturalmente, tappezzato in ogni singolo angolo di rosso) con il dialogo d'addio tra Valentine e il giudice (e con la meravigliosa soggettiva del libro che scivola dalla galleria alla platea).
Altre scene sicuramente d'impatto sono quelle in cui il vecchio ascolta cinicamente le conversazioni altrui (in stile La Vita Degli Altri) e la consecutiva scena del padre con l'amante al telefono e la figlia sull'altra linea.
Superbo lo sguardo perso di un Trintignant sporco e stanco della vita, una specie di Baudelaire del tribunale e completamente opposto al personaggio che lo ha reso più celebre (almeno in Italia), ovvero il timido Roberto de Il Sorpasso.
SPOILER
Tocco di gran classe è il finale, nel quale, per un fortuito scherzo del destino, tutti i protagonisti della Trilogia dei colori si ritrovano come unici superstiti al naufragio di un traghetto diretto verso l'Inghilterra: con 30 secondi di immagini, Kieślowski (probabilmente) vuole mostrare come 3 storie apparentemente lontane tra loro siano in qualche modo unite dalla stesa sorte, sottolineando il fatto che ogni vita (anche la più noiosa ed inutile) deve avere la possibilità di essere raccontata.
FINE SPOILER
UNA PELLICOLA DELICATA COME LA SUA PROTAGONISTA E COME IL CUORE (nascosto) DEL VECCHIO GIUDICE. CONSIGLIATO A CHI AMA SOGNARE, SCONSIGLIATO A CHI AMA I FILM D'AZIONE TUTTI BOTTE E TESTOSTERONE.
Giudizio complessivo: 8
Buona visione,
Trailer
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