Autore: William Faulkner
RECENSIONE
Una foresta che lo attende consapevole di essere il suo percorso d'iniziazione alla virilità.
Il ragazzo è giovane, ma sa che deve essere paziente, che deve avere l'umiltà di aspettare, restare in ascolto. Lo sa. Anche se è poco che la vive.
Ma arriverà anche il suo momento com'è stato per Sam, per il Maggiore de Spain, per Walter...Diventerà uomo, ucciderà la sua prima preda.
Caccia, foresta. Una muraglia alta e senza fine.
Luoghi fisici e proiezioni metafisiche dove uomini e cani sanno di dover resistere, essere coraggiosi e sanno che ci si può spaventare, ma non aver paura perché il prezzo di questo errore lo conoscono, fin troppo bene, guardando i propri corpi dilaniati, insanguinati e selvaggi.
Diventare uomini vivendo la morte del grande Lion che con la sua stazza, i suoi occhi gialli era il solo a fronteggiare il Vecchio Ben e le sue fresche e deformi orme.
E il ragazzo lo cerca insieme a loro, consapevole della fragilità, dell'impotenza e della mortalità che li accomuna, accolto da quella foresta che funge da rifugio, da casa, da madre che lo aspetta custodendo la sua bussola, osservandolo perdersi e ritrovarsi.
E mentre, con "sonno incompleto, cuore che batte, un'oscurità che scotta", stivali infangati e barba incolta, si intraprende il percorso di iniziazione, arriveranno prepotenti cravatte, camicie inamidate, binari, piattaforme di carico, segherie ad invadere la bellezza di quell'area incolta, immensa, gradualmente divorata dall'arrivo di "tre francesi, dieci, cento, mille spagnoli, l'anglosassone, il pioniere e l'uomo alto e ruggente" che faranno scomparire la foresta dalla carta geografica.
Un capolavoro del grande Faulkner ingiustamente poco conosciuto dove attraverso la caccia, abbracciando una foresta e osservando l'uso distruttivo che l'uomo fa della sua natura, si inizia a conoscere se stessi.
Buona lettura,
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