Ideatori: Baran bo Odar, Jantje Friese
RECENSIONE
Pensando a come impostare questo commento la scelta più sensata è stata quella di escludere la trama: trattandosi di un racconto complesso, ogni tipo di riassunto non renderebbe giustizia.
Se nelle prime due stagioni si scardinano interamente tutte le Leggi del Tempo e si spazia sui paradossi in modo viscerale, col finale della seconda stagione l’idea che emerge è quella di voler accantonare la questione Tempo e spostarsi su “mondi diversi”. Le prime due stagioni sono state assolutamente incredibili, senza alcuna falla. Cucite su una tela incredibilmente complessa di eventi con situazioni, personaggi e trame che mai si sono sovrapposte le une alle altre.
Ci è stato annunciato con largo anticipo l’arrivo della Apocalisse, e aspettando la fine (o l’inizio, questo non si sa) si spera che Jonas, protagonista della vicenda, riesca a salvare tutti. Con l’avanzare della seconda stagione sembrano essersi delineate, seppur non in modo netto, due fazioni: i buoni e i cattivi. Poi crolla la terra sotto ai piedi e, tanto per cambiare, ognuno sembra seguire i propri interessi. Non ci sono fazioni non ci sono buoni o cattivi ma solo errori umani, rimpianti, vizi, desideri e compulsioni. Lo dicono spesso: l’uomo non ha nessun comando su sé stesso, è semplicemente schiavo del tempo e del caos.
La reazione a caldo, finito l’ultimo episodio, è stata incerta. Incerta perché non mi ha convinto la direzione verso cui sembrano voler andare gli sceneggiatori. Ho una regola però: una volta iniziata, finisco sempre una serie TV a maggior ragione se di questo calibro. La perplessità che ho è su questo Cerchio che sembra non ricongiungersi: seguendo la logica dell’intero “trip”, gli episodi non dovrebbero portarmi avanti o indietro ma piuttosto verso qualcosa che unisca e che prescinda dalle Regole del Tempo. Questo aspetto per il momento manca. Verso la fine l’impressione è stata che successivamente a questo climax di emozioni, situazioni e dinamiche che sono avanzate con ritmi serratissimi si è arrivati ad un viraggio che potrebbe aver messo in confusione: Martha in versione Wonder Woman e Katharina avvolta da Polvere di Fata. Questa scelta non mi ha convinta, ma per correttezza attenderei la prossima stagione prima di apprestarmi in un giudizio negativo.
Altra cosa che non mi ha pienamente convinta è stata la scelta del percorso narrativo di Hannah: decide di raggiungere Ulrich nel ’53, inizialmente si pensa per salvarlo ma poi cambia idea decidendo di stabilirsi nel passato, lasciando intendere un possibile legame con il commissario. Il perché non si sa.
Il resto invece è stato assolutamente fuori scala. Banalmente dalla sigla, che in genere è il biglietto da visita di una serie, è stata una soluzione assolutamente azzeccata e ipnotica. Le musiche, i paesaggi, la cura dei dettagli: tutto davvero fuori dal comune sia nel panorama delle serie originali Netflix che non. Per tutta la durata delle stagioni l’interesse è stato altissimo: essendo una trama estremamente intricata questo non è un dettaglio di poco conto. Per poter provare a capire e azzardare teorie è necessario seguire tutto in modo puntuale e meticoloso: questo però non risulta un peso: si è spinti a farlo dal desiderio di conoscere la verità che non tarda mai ad arrivare, infatti come ho già detto, gli episodi hanno sviluppo narrativo sorprendentemente rapido.
Altro aspetto positivo sono i personaggi. La scelta degli attori è stata magistrale. I personaggi sono stati introdotti ad arte. Il personaggio in particolare di Noah è di una complessità sconvolgente, talmente asettico e apatico che da subito si ha il desiderio di incasellarlo come un cattivo, solamente in un secondo momento si intuiscono le sue buone intenzioni. Però, quali buone intenzioni? Che significa? Ecco, Dark non risponde a molte domande, e volontariamente non fa chiarezza su moltissime dinamiche: cos’è successo a Adam e perché Claudia è il Diavolo Bianco? Si è parlato del fatto che il Tempo fosse esso stesso Dio, quindi potrebbe essere l’antagonista del Tempo. Ma le mie sono tutte speculazioni che lasciano il tempo che trovano.
È un po’ come quando si è davanti ad un quadro cubista. Subito si è travolti immediatamente dalle linee: dure, scure e definite. Poi più si cerca e si rimugina sul senso più profondo più ci si allontana da ciò che si guarda. In questi termini, pensando alla trama, forse è davvero strettamente interconnessa alla Relatività, all’incapacità di avere una risposta precisa e sempre vera.
Quindi si, consiglio la visione di questa serie che merita davvero tanto, perché io ci ho visto questo ma qualcun altro potrebbe trovare risposte diverse.
Buona visione,
Trailer
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