Regia: David Lynch
RECENSIONE
Sarà dura, ma ci proviamo.
Perché insomma, già parlare di un film solo, non è sempre così facile, immaginate una serie tv di circa 15 episodi per 3 stagioni, più due film-prequel inclusi nel mezzo, e oltretutto uscita direttamente dalla folle mente di David Lynch e considerata all’unanimità come un capolavoro del piccolo schermo.
È impossibile.
Ed è anche più che impossibile, quando lo stesso fenomeno Twin Peaks, che affascinò gli spettatori di tutto il mondo negli anni ‘90 e portò alla ribalta lo stesso Lynch, permettendogli di firmare una opera importantissima, è ormai già bello che passato da tempo.
Quindi ci si prova, senza troppe aspettative, a parlare di questo fenomeno Twin Peaks, anche perché credo di avere un debito a riguardo e trovo dovuto dare almeno un minimo spazio alla serie TV per eccellenza, nonché un'opera indubbiamente unica, in grado di funzionare da vero “indicatore” per la carriera del regista vivente più importante in assoluto.
I Segreti Di Twin Peaks infatti debutta in televisione, con la prima, stupenda stagione, nel 1990, quando Lynch ha già alle spalle diversi capolavori e due candidature agli Oscar, ed è quindi sulla cresta dell’onda.
La serie diventa un cult in pochissimo tempo, grazie a personaggi iconici, la colonna sonora di Badalamenti inconfondibile e l’atmosfera grottesca, e portò presto alla realizzazione di una seconda stagione.
Quest’ultima, meno fortunata della prima (per tutti i motivi più validi possibili devo ammettere), più che altro per colpa delle pressioni della ABC, portò alla cancellazione della serie. La scelta che fece affossare definitivamente I segreti... fu senza troppi dubbi quella di rivelare il killer di Laura Palmer (rimasto in sospeso per tutta la prima stagione) e subito dopo virare su un altro villain decisamente meno interessante, mettendoci di mezzo sideplots di inutilità cosmica.
La coppia Frost & Lynch però non si da per vinta, e nel 1992 realizza il film prequel Fire Walk With Me, che per me è perfetto: non solo la pellicola trasforma il personaggio di Laura Palmer in uno tra i più complessi e umani di sempre, ma Lynch inizia a rendere la serie progressivamente meno lineare, ormai libero di far quello che vuole senza rendere conto alla ABC.
Ma per arrivare a quella che dovrebbe essere la “conclusione” di Twin Peaks devono passare 25 anni, con Il Ritorno, prodotto dalla ShowTime, il magnum opus di Lynch IMO.
Non solo Twin Peaks: The Return è un miracolo fatto serie TV, miracolo nel senso che Lynch sia riuscito a trovare qualcuno per la realizzazione di un progetto del genere, ma è anche la conclusione (?) praticamente perfetta di una serie che è maturata e invecchiata con i suoi creatori.
Il Ritorno è Lynch al 100%, che con carta bianca realizza “un capolavoro più capolavoro del capolavoro” (segnatevela questa) che era Twin Peaks 25 anni fa, cruda, ancora più dark, ancora più folle, ancora più visionaria e sopratutto, ancora più horror.
Dato che ho ripetuto troppe poche volte capolavoro, ve lo ripeto: fottutissimo capolavoro (cit).
Buona visione,
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