Nave da crociera... Ed è tutto un triste parco giochi.
Ma quanto è blu l'acqua di quelle piscine?!
La foto d'ingresso, il sorriso smagliante del personale. Già, il personale...Vi Vizia! Vi coccola! E poi, guai alzarsi dal lettino: l'asciugamano leggermente umido viene immediatamente sostituito.
Mitzuko è un'apparente tranquilla ragazza nipponica, la sua vita sono le sue amiche.
Tuttavia si ritroverà a vivere vicende assurde e grottesche, dovrà tentare insieme alle sue amiche di dare un senso a tutto ciò che la circonda e che le succede.
Chi di voi ha mai sentito parlare di Godfrey Reggio?
Non Ezio Greggio mi raccomando, che lo so che qualcuno di voi ci stava cascando, ma lo ripeto di nuovo, Godfrey Reggio, mente di questa vera e propria opera d’arte che risponde al nome di Koyaanisqatsi.
Ma "il colpevole, alla fine, chi è"? È Questa la domanda che più spesso vi porrete durante la visione del film, e probabilmente anche dopo, data la natura del finale, affatto esplicita e molto interpretabile, che indurrà i vostri operosi e grigi cervelli a partorire dalle più semplici alle più disparate teorie e congetture sugli eventi che seguiranno sullo schermo.
Gaspar Noé, dall’inizio della sua carriera fino ad oggi, è sempre stato un regista al quale è quasi impossibile guardare con indifferenza. Ognuna delle sue pellicole riesce a rimanere impressa nello spettatore, come poche riescono a fare.
Una matassa ingarbugliata di emozioni che sfuggono.
Un punto iniziale irriconoscibile che si sviluppa silenzioso, ci afferra per il collo e, puntando i suoi occhi nei nostri... Ci sbatte e blocca al muro.
La pellicola si ispira a dei fatti realmente accaduti nel lontano 1960 in Finlandia.
Vicino ad una cittadina di nome Espoo, 4 ragazzini minorenni decisero di trascorrere un paio di giorni sulle sponde del lago di Bodom, il 5 giugno del 1960. A quanto riferito dall'unico superstite, un estraneo sorprese il gruppo e li uccise a coltellate.
Prima di approntarmi alla visione del Suspiria di Luca Guadagnino (si lo so, sono molto combattuto, odio i remake o presunti tali, ma forse in questo caso farò un’eccezione), ho dovuto rivedere il vero Suspiria, quello diretto dal Dario Argento che ancora sapeva fare grandi film.
“You, too, can feel the joy and happiness of hating.”
Fresco fresco di recupero recente, dopo tanto tempo, si ritorna (e torno) a parlare dell’horror italiano classico, proveniente direttamente dalla “golden age” del genere, con la prima opera di uno dei maestri più apprezzati di sempre: il grandissimo Mario Bava (Reazione a Catena, Cani Arrabbiati).
Uno dei film taiwanesi meglio considerati e valutati al mondo. Si può sintatticamente annunciare che A Brighter Summer Day appartenga al movimento chiamato "Nouvelle Vague Taiwanese", come altri film del regista.
L’8 di Marzo è globalmente riconosciuto come The International Women’ Day, e Marvel conferma la sua grande abilità di marketing mostrando al suo appassionato pubblico il primo film interamente dedicato ad una sua eroina, dopo ben venti lungometraggi divisi fra i tanti eroi del vasto MCU, a partire dall’apripista Tony Stark/Iron Man del 2008.
Il film sulla terrestre Carol Danvers, che diverrà meglio nota come Captain Marvel, rappresenta un punto di arrivo di massima rilevanza, per come è stato sapientemente preparato e servito al pubblico poco alla volta, tramite le ormai famose scene post credit, vero marchio di fabbrica Marvel, a partire da quella che ha salutato lo scioccato pubblico di Infinity War nel 2018.
All’alba della conclusione epocale di un universo raccontatoci attraverso ben undici anni di blockbuster movie di azione e ironia nerd, e denominato “Fase Tre”, gli autori ci introducono il personaggio X, o presunto tale, il possibile asso nella manica che lo S.H.I.E.L.D. ha conservato, in casi di emergenza estrema, per proteggere l’umanità dalle infinite avversità che l’universo può celare.
La storia di Carol viene catapultata in sala in un voluto stato confusionale e disorientante per lo spettatore, in modo tale che anch’egli possa via via recuperare i pezzi del puzzle lungo la pellicola (non un Inception, sia chiaro, ma l’idea è comunque calzante e tiene alta l’attenzione per tutto il film).
L’ambientazione a cavallo degli anni novanta restituisce luoghi e soprattutto musiche ancora una volta molto gradevoli -seppur, talvolta, messe un pochino a caso (I Nirvana nella scena con la Suprema Intelligenza...), che pare ben funzionare con il deciso cambio di rotta in termini di narrazione che Captain Marvel intraprende, diversamente da quanto fatto finora negli altri film.
Ammicca continuamente a produzioni, diciamo, stellari! Ho pensato più di una volta a scene del glorioso universo Lucas e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso.
Vien da se pensare che la scelta sia funzionale alla trama, ove la Terra risulta essere semplicemente il luogo di scontro fra due fazioni, una tiranno e l’altra perseguitata, al fine di raggiungere i meschini scopi da una parte e la salvezza dall’altra. Chi è l’una e chi l’altra? Jude Law saprà rispondervi presto nel suo improbabile ruolo, certamente non il punto forte in termine di caratterizzazione personaggi di spicco della pellicola.
Molto ben riuscita, ed ai fini del risultato complessivo, determinante, la presenza di Samuel L. Jackson/Nick Fury agli albori dello S.H.I.E.L.D. e del “famoso” …gatto... Goose.
Brie Larson ci sta, non esalta -e qui la dico grossa per più motivi, quanto una Gal Godot, del rivale universo DC nei panni di -sigla: WonderWomaaaan, però ce ne mette, si fa piacere e convince soprattutto perché, siamo sinceri, quanto cazzo è forte?
Alla faccia dello schiocco di dita, Thanos inventati qualcosa.
Forse Marvel ci ha voluto dare un indizio su ciò che avverrà poi, chi lo sa, lo potremo sapere solo dopo il 26 di Aprile, uscita USA di Endgame, appuntamento storico dove i fratelli Russo daranno una risposta a tutte le domande finora sorte, la fine di tutto e l’inizio, forse, di una nuova era.
Dunque ognuno di noi credo che abbia un libro che potrebbe definire “il preferito”, probabilmente non il più bello, o quello meglio scritto, ma semplicemente quello che, dopo la lettura, ha lasciato dentro qualcosa di “oltre”, qualcosa che ti impedisce ti toglierlo dalla prima fila dello scaffale affianco al letto della cameretta dove hai dormito per 25 anni e che, ogni tot anni, ti obbliga a riprenderlo in mano (specie se sei come me che non si ricorda un cazz anche solo dopo 15 minuti dal termine della lettura).
Così Valentina mi fa recapitare per posta prioritaria quello che secondo lei, secondo i suoi, secondo i miei, secondo tutti, dovrebbe essere, ed è, un pezzo immancabile sulla mia (nostra) scansia da collezione.
Qualche anno dopo il buon Darkness e poco prima di quello che diventerà il suo film più famoso, e forse anche il più riuscito (sto parlando di REC, per i più disattenti), Jaume Balagueró ha sfornato nel 2005 Fragile – A Ghost Story, buon prodotto che alimenta il filone horror spagnolo che in quegli anni ha vissuto un buon momento, grazie anche alla serie “Películas para no dormir” che ha trasmesso svariati film di vari registi, tra cui anche Balaguerò ha dato il suo contributo, con il discreto Affittasi o Para Entrar A Vivir.
Regia: Jeremy Saulnier, Daniel Sackheim, Nic Pizzolatto.
Ed eccoci alla terza stagione di True Detective;
Avevamo già ampiamente omaggiato la prima stagione della serie tv in questa recensione e volutamente omesso di recensire la seconda per rispetto degli attori (non era degna di essere guardata); per la terza stagione il nostro caro Nic Pizzolatto (scrittore e regista) ci regalerà un' altra volta delle belle emozioni.
“I’m sad that you’re so judgmental Verge. Don't look at the acts, look at the works.”
Ho ancora tutto il fottuto film in testa, ma non sono in grado di scegliere un modo per iniziare questa “recensione”, nè tantomeno sarò in grado di realizzare un ritratto veritiero di questa incredibile opera...quindi ho deciso di andare dove mi porta il cuore, e iniziare con qualche sproloquio da fanboy che tanto ci sta sempre benissimo, che ne dite?
Film malatissimo come solo i giappi sanno fare (e in questo non li batte nessuno) e che indubbiamente resterà impresso nelle menti di coloro che avranno avuto il coraggio di proseguire la visione quando essa sarà stata messa a dura prova, in primis da una lentezza narrativa ai limiti dell’esasperante e in secundis da scene gore che potrebbero traumatizzare chi non riesce a sostenere la visione di un capezzolo automutilato e successivamente ingurgitato con avidità.
Primo libro di Wulf Dorn che mi capita di leggere, nonché lavoro di esordio dello scrittore tedesco, che con La Psichiatra inizia col botto la sua carriera, che lo vedrà sfornare in futuro altra robba piuttosto interessante (tra cui cito Gli Eredi e Incubo, di cui abbiamo già parlato in altre recensioni).
Se dovessi definire Il Primo Re con un solo aggettivo, direi "coraggioso".
È coraggioso perché Matteo Rovere porta sul grande schermo un film decisamente innovativo per il cinema italiano, sia per quanto riguarda il genere, che per quanto riguarda la realizzazione. Beh, il risultato finale è da pelle d'oca.
Oggi vi parlerò di Green Book, il nuovo film diretto da Peter Farrelly con protagonisti Viggo Mortensen e Mahershala Ali e candidato a 5 Premi Oscar come: Miglior film (vinto); Miglior attore protagonista (Mortensen); Miglior attore non protagonista (Ali,vinto); Miglior sceneggiatura originale (vinto) e Miglior montaggio.
Lorenzo siede accanto ad Anna ormai da giorni, le stringe la mano e attraverso i ricordi che spesso rivive nella mente, ripercorre tutta la loro storia… Claudia non sa ancora cosa serva davvero alla sua vita per far si che risplenda di nuovo il sole.
Ne è passato di tempo per il nostro vecchio Yorgos eh?
Da Kinetta, nel lontano 2005, il regista greco di scuola Kubrick ha fatto una bella strada, diventando molto conosciuto agli inizi, nel panorama indipendente, grazie a quello che tutt’ora reputo il suo miglior lavoro so far, Kynodontas naturalmente.