Velvet Buzzsaw


Regia: Dan Girloy

RECENSIONE

Da Nightcrawler, l’opera di debutto alla regia di Dan Girloy con Jake Gyllenhaal, ne è passata di acqua sotto i ponti.

Il trend di questi ultimi anni, che vede sempre più registi affermati (o almeno, abbastanza conosciuti) sperimentare con il genere horror, a quanto pare ha colpito non ultimo, anche Gilroy. E se, sia con Soderbergh, Refn e compagnia bella, ho apprezzato molto queste “incursioni” (The Neon Demon, Unsane), questo Velvet Buzzsaw è un buco nell’acqua.

La pellicola in primis, non ha una sua identità.


Velvet Buzzsaw infatti non è un horror puro. L’opera tocca, infatti, in tutta la sua durata (quasi due ore, troppe per ciò che vuole raccontare) diversi generi e sottogeneri. Se ognuno di essi venisse minimamente esplorato in fondo, e non lasciato a se stesso, starei qui a parlare di filmone.

Non è così.

Le tre principali sfere su cui si basa Velvet Buzzsaw sono sterili, e non si mescolano mai in un miscuglio omogeneo in grado di dare una diversa impronta all’opera.

La componente parodistica, la cui critica è esplicitamente diretta verso l’arte contemporanea e il modo in cui critica, denaro e tornaconti personali ne influiscano e svalutino importanza e valore, è forse la parte meglio realizzata di Velvet Buzzsaw.

Non si può dire lo stesso della componente drammatica e orrorifica. Velvet Buzzsaw è in primis un film corale e, come Climax, focalizza la sua attenzione su un gruppo di persone, invece che sul singolo. Gyllenhaal non è infatti il protagonista, come non lo è nessun altro, e tutto ciò non funziona per niente.


Il gruppo di personaggi che ci viene presentato è confusionario, e Gilroy non riesce a sfruttarlo al meglio. Ed è lui stesso a scavarsi la fossa: relazioni amorose superficiali, backstories solo accennate, personaggi che scompaiono del tutto dal corso degli eventi alla Slender Man, c’è di tutto e di più.

La parte horror è un pelino meglio realizzata, ma manca di atmosfera o ansia, e Gilroy ha “paura” di indugiare troppo sulle death scenes, che sono molto creative ma mancano di mordente. 

Finale prevedibile, in un film mediocre, che conferma il fatto che tutti posso fare horror, ma non tutti... un bel film.

Delusione.

“Buona” visione,



Trailer



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