Autore: Matteo Marino
RECENSIONE
Vedere un film del maestro David Lynch e capirci qualcosa alla prima visione è un’impresa abbastanza ardua, questo è appurato. Personalmente, appena vedo apparire i titoli di coda in uno dei suoi film inizio già a cercare sull’internet tutte le interpretazioni possibili, sapendo già in partenza che quello che leggerò saranno solo ipotesi e possibili spiegazioni ma (molto probabilmente) non quello che il creatore di Twin Peaks vuole (non) dirci.
I film di Lynch sono un iceberg nel bel mezzo del nulla, noi possiamo vedere solo la punta senza immaginare quanto sia realmente profondo, e questi film si possono evitare semplicemente girando il timone o finirci dentro come il Titanic e vedere come va a finire.
Questo libro ci mostra molte di quelle chiavi di lettura che in tutti questi anni abbiamo cercato di estrapolare dalle pellicole lynchiane e, addirittura, interpretazioni che vanno oltre la semplice visione cinematografica, mettendo in ballo le teorie freudiane sul mondo del sogno e, ovviamente, le meditazioni trascendentali tanto care al regista in questione.
Nelle 330 pagine (che si fumano in un attimo se si ama il cinema e non solo quello sperimentale lynchiano) l’autore prova l’insano compito di decifrare i simbolismi e i misteri dietro Strade Perdute, Mulholland Drive, INLAND EMPIRE – L’Impero della Mente e Twin Peaks – Il Ritorno, citando ovviamente anche i precedenti capolavori del regista, dal sublime Velluto blu al floppone colossale di Dune, dal dramma in BN di The Elephant Man fino ad Eraserhead, il controverso esordio già precursore di quella che verrà denominata “La trilogia dell’inconscio”.
Vengono anche citati i primissimi corti amatoriali del Lynch ancora pittore che uniscono alla perfezione orrore puro e arte grottesca figlia di quel Francis Bacon tanto idolatrato dal regista.
Immaginarsi i protagonisti di Strade Perdute come la metafora antropomorfa dell’Io, dell’Es e del Super – Io freudiani, sognare insieme a Diane di attraversare in limousine la Mulholland Drive col il desiderio di diventare una stella del cinema, scoprire la scena più metacinematografica della storia della settimana arte nascosta in una macchia di ketchup nel folle INLAND EMPIRE e ballare insieme al nano della Loggia Nera con musica jazz in sottofondo (composta naturalmente da Angelo Badalamenti e mi raccomando…se viene a casa vostra, fategli un buon caffè).
Tutto questo e molto altro lo trovate qui, nei meandri della mente di uno dei registi più rivoluzionari di questo secolo.
Giudizio complessivo: 9
Buona lettura,
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