Autori: Anderson Mahanski, Fernando Mendonça e Paulo Lescaut
INTRODUZIONE A SUPER DRAGS
La serie di cui vogliamo parlarvi oggi è brasiliana, creata da Anderson Mahanski, Fernando Mendonça e Paulo Lescaut e prodotta da Còmbo Estudio, ed è disponibile su Netflix dal 9 novembre 2018: Super Drags.
Super Drags ci racconta le (dis)avventure di Patrick, Donizete e Ralph, tre commessi gay dalla doppia identità: essi sono infatti le “Super Drags”, “Lemon Chifon”, “Scarlet Carmesim” e “Saphira Cyan”, tre “supereroine” impegnate a salvare la comunità LGBT dalla minaccia della temibile Lady Elza. Quest’ultima intende prosciugare fino all’ultima goccia l’ “Highlight”, ossia la particolare energia che tutti i membri della comunità LBGT hanno dentro di sé e che li rende <<speciali, favolosi, stravaganti, esagerati>>! Gay, lesbiche, bisessuali e transessuali sono inoltre osteggiati politicamente da Sandoval, un “profeta”, come definito dai suoi adepti, apertamente omofobo e ultraconservatore. Sandoval e i suoi seguaci intendono impedire il concerto di Goldiva, una cantante drag queen simbolo di tutta la comunità LGBT.
Super Drags è una serie che certamente non ha peli sulla lingua: con un’irriverenza dirompente ironizza su tutto e tutti, qualunque sia il loro orientamento sessuale. La prima stagione si compone di soli 5 episodi da 20-25 minuti l’uno, che di fatto hanno come obiettivo implicito quello di convincere Netflix a rinnovare la serie per una seconda stagione, e chi ha già visto questa avrà sicuramente apprezzato il modo in cui ciò ci viene detto. Se da un lato la sua brevità rende Super Drags fruibile più facilmente da chiunque, è altrettanto vero che, al termine degli episodi disponibili, la sensazione di aver assistito a qualcosa di incompiuto si fa sentire. In tal senso, speriamo che la serie venga rinnovata per poter scoprire cosa gli autori possano fare con una maggiore libertà creativa. Addentriamoci ora nelle folli e coloratissime atmosfere di questo prodotto e cerchiamo di capire cosa voglia comunicarci e in che modo.
UNIVERSO NARRATIVO CORAGGIOSAMENTE STEREOTIPATO
A nostro parere, Super Drags è una serie che può essere definita quanto meno coraggiosa. La rappresentazione che viene fornita di gay, lesbiche e travestiti è indubbiamente stereotipata, almeno di primo acchito e per quanto riguarda l’impatto visivo generale, a partire dai protagonisti: Patrick, Donizete e Ralph fanno frequentemente mossette e balletti e le voci ed il modo di parlare che i creatori hanno scelto per loro sono deliberatamente effemminati; la situazione non è diversa per gli altri personaggi appartenenti alla comunità LGBT. Questo tipo di rappresentazione contribuisce sicuramente a donare alla serie un’atmosfera scanzonata e divertente, che mette in luce una brillante capacità ironica da parte dei creatori. Allo stesso tempo, tuttavia, corre forse il rischio di eccedere e scadere nel ridicolo: a nostro parere, non è inverosimile che qualche spettatore possa rimanere infastidito da questo tipo di rappresentazione così stereotipata, nonostante scavando di pochi centimetri sotto la superficie sia comunque evidente la positività di intenti della serie, apertamente schierata a favore della libertà sessuale e contro ogni tipo di discriminazione. Sta poi ovviamente allo spettatore, in base al suo gusto personale, apprezzare o meno questa scelta. Indubbiamente, però, bisogna riconoscere ai creatori il coraggio di averla intrapresa.
D’altro canto, prima della pubblicazione la serie è stata oggetto di alcune controversie: la società brasiliana dei pediatri sosteneva infatti che la serie potesse essere dannosa per i bambini. Ci sembra quasi superfluo sottolineare quanto sterile sia questa polemica, dal momento che questa serie non è nemmeno lontanamente indirizzata ad un pubblico di bambini. Ma al giorno d’oggi, si sa, non dobbiamo stupirci più di nulla, specie se si tratta di argomenti come questi.
TEMATICHE DELICATE, AFFRONTATE NEL MODO GIUSTO
Non ci vuole certo un profeta per capire di che tipo di messaggi una serie con protagoniste delle Drag Queen voglia farsi portavoce. Il focus è ovviamente posto sulla libertà sessuale, combattendo ogni forma di discriminazione e di razzismo nei confronti di qualsiasi orientamento. Se è vero che la serie dura solo cinque episodi, è altrettanto vero che questi sono stati sapientemente sfruttati: ognuno di essi ha un tema cardine, solitamente legato alla personale storia di uno dei tre protagonisti, Patrick, Donizete e Ralph. Si parla ad esempio di come la discriminazione in base all’aspetto estetico avvenga, in modo quasi paradossale, anche tra i gay stessi, o della convinzione non poco diffusa, specie in ambienti religiosi, che l’omosessualità sia una patologia e che possa e debba essere curata.
Come vi abbiamo già accennato in precedenza parlando della rappresentazione della comunità LGBT, Super Drags sembra voler trasmettere i suoi messaggi, più che esaltando e mitizzando i “buoni”, ridicolizzando i “cattivi”: la serie sembra quasi voler sottolineare che essere gay, lesbica, bisessuale o transessuale, non sia qualcosa di speciale o da valorizzare, ma che semplicemente sono l’ignoranza e la chiusura mentale di certi ambienti socio-politici a richiedere la necessità, ancora oggi, di rivendicare il diritto di essere sessualmente liberi. Per questi motivi, per quanto ci riguarda, abbiamo davvero apprezzato la scelta di accostare al villain principale, Lady Elza, la realtà omofoba e bigotta rappresentata da Sandoval. Senza fare spoiler, poi, vogliamo solo dirvi che il finale della serie valorizza ancor di più questa scelta.
Più velatamente, inoltre, la serie intende anche condurre una critica alla società brasiliana contemporanea. Il già citato Sandoval, infatti, sembra richiamare la figura del neopresidente del Brasile Jair Bolsonaro per le sue posizioni ultraconservatrici nei confronti dell’omosessualità. Inoltre, Sandoval è esteticamente molto somigliante ad Hitler. Insomma, Super Drags è una serie sicuramente intelligente ed attuale, che tratta tematiche delicate nel modo giusto, senza generalizzare e prendendo di mira atteggiamenti specifici, perpetrati da personaggi sia esterni alla comunità LGBT, sia ad essa interni. Sicuramente da apprezzare.
CULTURA POP ED LGBT
Abbiamo discusso di “cosa” parla Super Drags, ma ora esaminiamo un particolare dettaglio che permette a questa serie di distinguersi in maniera netta dai tanti prodotti che affrontano tematiche simili. Super Drags si rivela un tripudio di omaggi più o meno espliciti alla cultura Pop, soprattutto all’ambito televisivo, a molte delle serie con cui siamo cresciuti, ad esempio Dragon Ball, per intenderci. Quelli che abbiamo trovato più apprezzabili sono sicuramente i più impliciti: “impliciti” nel senso che non si fa riferimento direttamente al titolo della serie in questione, anche se in realtà le citazioni sono molto evidenti, alcune sin dal trailer, e sono prevalentemente legate all’estetica delle versioni da supereroine dei protagonisti. È impensabile che qualcuno non riconosca un’analogia tra le Super Drags e le “Superchicche”, o che non noti la manifesta parodia a “Sailor Moon” quando Patrick, Donizete e Ralph si trasformano. Un’altra serie forse meno conosciuta che viene palesemente citata è “Totally Spies”, poichè le missioni delle Super Drags iniziano in modo praticamente identico a quello delle giovani spie. Il motivo per cui riteniamo che queste citazioni siano parecchio interessanti è abbastanza chiaro: si tratta di una sovversione degli ideali di femminilità che venivano rappresentati attraverso le protagoniste delle serie citate, risultando quindi estremamente funzionali alla trasmissione dei messaggi che la serie vuole comunicare.
Anche per quanto riguarda la forma, quindi, Super Drags si rivela un prodotto con una sua identità, che richiamando i prodotti con cui siamo cresciuti, non può fare a meno di strapparci qualche sorriso. Se proprio dobbiamo cercare il pelo nell’uovo, le citazioni più esplicite forse non sono tutte divertenti e a volte possono sembrare un po’ troppo decontestualizzate, ma nel complesso, da amanti di questi espedienti metanarrativi, ci riteniamo soddisfatti.
ESTETICA FUNZIONALE, MA NON ENTUSIASMANTE
Come detto prima, è evidente che l’immaginario visivo da cui la serie prende ispirazione è quello coloratissimo delle supereroine. Per quanto riguarda l’estetica delle versioni trasformate dei protagonisti, abbiamo una distinzione cromatica netta, scelta già intrapresa da serie come “Mew Mew” e le già citate “Totally spies” e “Superchicche”. Alle Super Drags sono infatti associati i tre colori primari, anche se in una variante più chiara. Questa scelta cromatica ampiamente collaudata aiuta a rendere riconoscibili i personaggi anche nelle scene più concitate. Tuttavia, bisogna dire che diversamente dalle serie citate poc’anzi, nel caso di “Super Drags” ci risulta davvero difficile pensare di poter confondere le nostre tre eroine, poichè i creatori hanno deciso di differenziarle fisicamente in ogni modo possibile: Lemon è bassa e grassottella, Scarlet magra e scavata e Saphira è alta ed ha le spalle molto larghe; queste differenze risultano identificative dei personaggi, che risulterebbero facilmente riconoscibili anche senza il loro colore “totem”.
Come vi abbiamo già detto prima, gli artisti di Combo Éstudio hanno voluto dare alla loro serie un’estetica stereotipata, che a tratti può essere definita volgare, poichè tende a mettere in risalto gli organi genitali maschili, “sbattendoceli” sempre in faccia. Non solo quello di travestiti e drag queen, ma anche l’aspetto degli omosessuali è molto stereotipato e la maggioranza dei gay che vengono rappresentati ha caratteristiche marcatamente effemminate. A nostro modesto parere, la scelta non è assolutamente casuale, gli autori vogliono comunicare un messaggio semplice, ma importante: quante volte avete sentito frasi del tipo “non sono i gay a darmi fastidio, ma quelli che devono ostentare il fatto che lo siano”? In altre parole, la serie vuole farci capire che tutti hanno il diritto di essere ciò che sentono, per quanto stravaganti possano sembrarci i loro look e i loro modi di fare; e questo spunto di riflessione non è rivolto solamente agli eterosessuali, bensì anche, e forse soprattutto, ai gay stessi.
Detto questo, però, vogliamo dirvi che graficamente e a livello tecnico la serie non ci è piaciuta molto. Abbiamo trovato il livello delle animazioni piuttosto basso se confrontato con altre serie di questo tipo, forse anche a causa di un budget inferiore. Molte animazioni sono probabilmente state realizzate in “Flash” e ciò comporta che a volte gli arti sembrino staccati dal resto del corpo. Anche il design generale lo abbiamo trovato un po’ troppo semplificato: la scelta di mantenere lo stesso livello di dettaglio sia per gli sfondi che per i personaggi, unita anche ad una palette cromatica molto “pastellosa”, non aiuta a dare risalto ai personaggi stessi, che a volte sembrano perdersi negli sfondi e si confondono con gli altri elementi; sembrano quasi incollati sullo sfondo, non staccano e non sono messi in risalto. In conclusione, l’estetica della serie non segue i trend recenti dell’animazione, anche se questo non è necessariamente un male. In questo caso, tuttavia, ci sentiamo di dire che forse gli autori avrebbero potuto fare alcune scelte diverse, che avrebbero potuto aiutare la serie ad avere un impatto più forte, oltre che sul piano della sceneggiatura, anche a livello visivo.
TIRIAMO LE SOMME
Super Drags è una serie interessante, intrattiene e offre degli spunti di riflessione sicuramente interessanti ed attuali. Tuttavia, il fatto di avere a disposizione una stagione “monca” ci induce a tenere il freno a mano leggermente tirato nel valutare questa serie. Per questo motivo, il voto che abbiamo deciso di dare a questa serie è un 7+/10. Che dire, siamo fiduciosi che la serie verrà rinnovata per una seconda stagione, sulla quale riponiamo delle discrete aspettative.
Buona visione,
Ps. Non perdetevi la loro videorecensione!
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