Regia: Joel e Ethan Coen
RECENSIONE
Inizialmente pianificata come serie in sei parti, il nuovo progetto dei fratelli Coen si è poi trasformato in un unico film, il diciottesimo della loro gloriosa carriera, che sarà
distribuito su Netflix il 16 Novembre, dopo esser stato presentato tra gli applausi all’ultimo Festival Di Venezia, dove ho avuto l’onore di vederlo in anteprima con i registi, i miei preferiti, presenti in sala...un’emozione impareggiabile.
distribuito su Netflix il 16 Novembre, dopo esser stato presentato tra gli applausi all’ultimo Festival Di Venezia, dove ho avuto l’onore di vederlo in anteprima con i registi, i miei preferiti, presenti in sala...un’emozione impareggiabile.
La Ballata Di Buster Scruggs è la lettera d’amore dei Coen nei confronti del western, genere che hanno già abbracciato in due capolavori come Non È Un Paese Per Vecchi e Il Grinta (il primo un western contemporaneo mentre il secondo un western vero e proprio) e che ora raccontano in sei storie diverse e scollegate tra loro, legate dalla selvaggia frontiera americana come ambientazione, scritte nel corso di 25 anni.
Ogni capitolo di questo film antologico è accomunato naturalmente da una regia formidabile (uno dei loro picchi più alti, il che è tutto dire vista la loro filmografia), dallo stile unico e riconoscibile dei fratelli nello scrivere sceneggiature e dialoghi, dalla fotografia perfetta di Bruno Delbonnel e dalle musiche di Carter Burwell, insieme ai fratelli fin da Blood Simple. Come mai prima d’ora, i Coen si divertono a fare i cantastorie, com’è evidente dal libro sfogliato che apre il film, e a sperimentare con generi e toni diversi, poiché qua il western è rivisitato in tutte le sue sfumature.
Si inizia con l’esilarante storia del cantante pistolero Buster Scruggs (un grande Tim Blake Nelson, che solo i Coen riescono a far brillare, così come in Fratello Dove Sei?), che dà il titolo all’opera e si chiude con un gruppo di sconosciuti (tra i quali Brendan Gleeson e Tyne Daly) a bordo di una diligenza nel racconto gotico finale. Nel mezzo, abbiamo l’omaggio agli Spaghetti Western con un James Franco aspirante rapinatore, la parentesi malinconica con il teatrino ambulante di Liam Neeson e del suo povero artista Harry Melling (che ricorderete come Dudley nei film di Harry Potter e ora vi conquisterà con un’interpretazione indelebile), la poesia del meraviglioso racconto del cercatore d’oro Tom Waits e la melodrammatica storia d’amore, smontata dalla crudele ironia coeniana, che vede protagonisti la bella Zoe Kazan e il cowboy, l’emergente Bill Heck.
Ce n’è davvero per tutti i gusti: dalla vena beffarda dei primi due capitoli al tono più profondo e alla tetraggine degli altri quattro. Con l’umorismo nero, il cinismo, l’ironia, il sarcasmo, il caso e la fatalità, da sempre marchi di fabbrica del cinema dei Coen, vengono trattate le più svariate tematiche, la morte e il senso della vita su tutte. Questa strepitosa antologia western di Joel ed Ethan Coen fa ridere di gusto più di una volta (cosa dimostrata dalle risate del pubblico alla première) e fa riflettere e commuovere altrettante volte, grazie alla varietà di personaggi e storie tirate in ballo dal genio dei registi, che non inciampa mai nell’imitazione o parodia di ciò che è stato fatto in passato, ma rinnova ulteriormente un genere rilanciato negli ultimi anni che sembra avere ancora qualcosa da dire, merito di talentuosi registi quali Tarantino, Zahler, Verbinski e gli stessi Coen.
I due fratelli sono ancora in gran forma e dopo trent’anni di carriera sfornano capolavori come un tempo. Quest’ultima loro fatica è senz’altro la più riuscita dai tempi de Il Grinta e farà la felicità degli amanti del cinema, quello puro, di altissima qualità, che Joel ed Ethan hanno sempre fatto.
Se non vi fosse abbastanza chiaro, è un film assolutamente da non perdere.
Giudizio complessivo: 9.5
Enjoy,
Trailer
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