Regia: Daniele Misischia
RECENSIONE
Il film tratta di un'epidemia che dilaga per Roma con annessi infetti assetati di sangue. Il nostro protagonista, Claudio Verona (Alessandro Roja), descritto come un egocentrico arrivista, ha un importante appuntamento di lavoro, ma quando l'ascensore si fermerà, per lui sarà l'inizio della fine.
Daniele Misischia aveva intenzione di raccontarci l’apocalisse e ci è riuscito perfettamente. Il film punta il focus sull’evoluzione psicologica del personaggio interpretato da Roja, che da solo regge tutto il film. Infatti l’infezione nel suo dilagarsi andrà di pari passo con la presa di coscienza del personaggio di Claudio che, trovatosi di fronte al vero orrore, sarà costretto a riflettere su tutto quello che nella sua vita ha sempre disprezzato e ora rischia di perdere.
Il film dunque sa far riflettere sia sull’idea che un’esistenza egocentrica basata su guadagno e potere sia di fatto inutile, sia per il ruolo dell’infezione in tutto ciò. Metaforicamente l’infezione rappresenta la società odierna e il dilagare della violenza ingiustificata del nostro periodo storico, e il cambiamento di Claudio è il cambiamento che serve per migliorare la società. Se tutti noi iniziassimo a cooperare come civiltà pensando meno agli interessi personali forse ci potremo tutti salvare, esattamente come Claudio. La fine di tutto che diviene l’inizio di qualcosa di migliore, si spera.
Daniele Misischia dimostra, tra l’altro, una grande tecnica. Non dev’essere stato facile rendere il film così interessante pur rimanendo in uno spazio angusto come un ascensore, si potrebbe pensare che abbia optato per una regia convenzionale e statica, invece c’è da sorprendersi.
L’uso della macchina da presa è dinamico e tende a coniugare il classico con la voglia di innovare. Daniele, infatti, utilizza moltissimo zoom, punti macchina originali e talvolta inquadrature strette. Due note di merito: la scena che cita Shining rubando la famosa scena con l’inquadratura dal basso e, nel finale, un primissimo piano che rimanda al cinema di Leone.
La fotografia è giocata su colori molto freddi e risalta sicuramente l’apatia del personaggio e il sangue proposto per buona parte del film. Il makeup è straordinario considerando il basso budget, ottimi tutti gli attori, Alessandro Roja ovviamente, ma anche tutti i comprimari, soprattutto Claudio Camilli che interpreta Marcello, un membro della squadra tattica intenta a ispezionare l’edificio. Camilli non è un attore noto al grande pubblico ma aveva già lavorato con il regista nei corti passati e dimostra un gran talento, il suo personaggio è meraviglioso.
In definitiva The end? L’inferno Fuori è un film da vedere assolutamente, basta con il lamentarsi che in Italia non sappiamo fare cinema se poi quando si prova a fare qualcosa di diverso si va sempre a criticarlo a prescindere perchè è italiano.
Il nostro cinema è stato di ispirazione al mondo intero e mi auguro si torni, almeno in parte, a quegli sfarzi. Però tutti noi dobbiamo cambiare perchè noi soltanto possiamo fare il mercato e spingere i produttori a sostenere questi progetti.
Sostenete il cinema italiano quando prova a cambiare le cose.
Buona visione,
Trailer
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