Regia: Kevin Kolsch, Dennis Widmyer
RECENSIONE
Avevo sentito parlare molto bene di questo film, soprattutto recentemente, tanto che pensavo fosse una nuova uscita (mea culpa lo ammetto) e le premesse sono state ampiamente rispettate, contrariamente a molti altri prodotti di cui ho letto commenti entusiastici e che poi si sono rivelati interessanti come l’abbraccio di una medusa durante un bagno di fine estate (ma pure di inizio estate, perché no?).
I due registi, apparentemente sconosciuti e “famosi” solo per aver firmato un paio di episodi dell’antologia horror Holidays, hanno saputo ben approcciare e sviluppare una vicenda che, se letta così su due piedi, sarebbe potuta sembrare decisamente banalotta, riuscendo a focalizzarsi su determinati aspetti che hanno impedito a Starry Eyes di farsi strada nel decisamente troppo abitato mondo della mediocrità.
Il punto chiave della faccenda, non giriamoci attorno, è la scelta della protagonista del film; sbagliare cavallo vincente, considerando che tutta la storia avrebbe ruotato sulle sue spalle, sarebbe stato un clamoroso autogol, che avrebbe compromesso inevitabilmente la buona riuscita del prodotto.
Ed in questo senso Alexandra Essoe (anch’essa molto probabilmente qui all’esordio o semi esordio insomma) si dimostra sin da subito (e con subito intendo sin da quell’inquadratura iniziale all’interno del fast food dove lavora, con quei pantaloni che risaltano appieno una delle sue doti più significative) perfetta per il ruolo cucito sulla sua persona. Cioè per farvi un esempio, in alcuni momenti mi ha ricordato, sia come lieve somiglianza forse, ma più che altro come impersonificazione del malessere interiore e della tristezza che ne consegue, la grande Isabelle Huppert vista ne La Pianista, e questo depone chiaramente a suo favore.
Nonostante nel film faccia fatica ad essere scelta perfino per le pubblicità del cibo per gatti (forse perchè per queste in effetti si preferisce utilizzare felini anzichè esseri umani), il talento lo si nota subito e viene secondo me evidenziato nelle scene dei provini e nella reazione al primo probabile rifiuto. Scene dei provini tra l’altro molto ben realizzate, soprattutto quello al buio, con quel gioco di flash quasi psichedelici che ad un certo punto ti manda quasi in botta.
La trama, dicevo prima, rischiava di cadere nel banale. Ci troviamo infatti di fronte alla solita attricetta che mira al successo e che per averlo deve sottostare ai piaceri del boss (pure il modo in cui si origina tutto, con quel “mettiti in ginocchio e datti da fare”), tanto che ho cercato se nei credit comparisse pure Asia Argento in qualche piccolo ruolo dietro le quinte; ma da qui la storia prende una piega più complicata, strizzando l’occhio ad un’altra di quelle realtà che già abbiamo visto in molte altre pellicole e che non vi voglio spoilerare, perché poi mi tocca inserire il tasto “spoiler”, cambiargli colore, evidenziarlo ecc ecc e, poichè mi sento ancora in ferie, non ne ho voglia.
E quindi, per mantenere alto il livello, ci voleva sì la grande prestazione del cast (soprattutto di lei) unita però ad una bella miscela di ambientazioni dark e di risvolti body horror assai convincenti, con un uso del make-up davvero interessante. Il degrado fisico della ragazza, in particolare, mi ha ricordato molto quanto visto in Contracted, particolare molto apprezzato anche in quel film, e alcune scene le ho trovate davvero ben realizzate e realistiche al punto giusto (le dannate unghie che si staccano restano sempre una bella trovata, non c’è che dire).
Il sangue poi non viene risparmiato, in particolare nella parte in cui la protagonista, messa alla prova dai suoi nuovi amici, decide che i suoi vecchi amici poi non sono così amici come pensava. La scena del bacio finale e la conseguente trasformazione chiudono poi in maniera adeguata tutta la faccenda.
Un film più che dignitoso, che mi sento di consigliare agli appassionati dell’horror.
Giudizio complessivo: 7.5
Enjoy,
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