Hereditary


Regia: Ari Aster


RECENSIONE

Hereditary, un film che ha diviso la critica più o meno illustre e preparata, che ha fatto gridare al capolavoro e un attimo dopo alla cagata pazzesca in pure stile fantozziano, un film che ha fatto molto parlare di se e che per questo si merita una seconda recensione (qui trovate la prima che abbiamo pubblicato).

Dopo la premessa doverosa, è d’obbligo svelare subito da che parte mi schiero, da coloro che inneggiano al masterpiece o da chi vorrebbe prendere a calci il regista? Chiariamolo subito, il film mi è piaciuto molto, ma onestamente negli ultimi anni ne ho visti sicuramente di migliori rimanendo nel tema horror con tutte le sue sfaccettature e sottogeneri. Detto ciò, il giudizio positivo non è in discussione anche se, dopo tutti i proclami e le reazioni entusiastiche (soprattutto di coloro che spesso la pensano come me), mi sarei aspettato qualcosina in più e forse un pizzico di delusione mi è rimasta a fine visione.

E questo probabilmente è dovuto all’inesperienza del regista Ari Aster, qui all’esordio e talmente voglioso di lasciare il segno sin da subito che in alcuni frangenti ha rischiato, per dirla alla francese, di farla fuori dal vaso. Ma nonostante questa piccola esuberanza, il talento non manca e credo che, se avrà voglia di continuare su questa strada, sentiremo parlare ancora di lui in futuro.

Il film infatti, per prima cosa, è “bello da vedere”, ti cattura immediatamente grazie ad ambientazioni suggestive e primi piani intensi, un po’ la stessa sensazione che ho provato guardando The Neon Demon, e le due ore volano via rapide anche se in definitiva non è che succeda molto.


Ma quel che succede succede bene, a partire dal quadro della nonna che dà già un impronta inquietante alla vicenda e alla famiglia, proseguendo poi con quelle apparizioni che fanno capolino senza venir accompagnate da un prevedibile abuso del sonoro, evitando di conseguenza facili e scontati jump scares e conferendo così maggior raffinatezza al film.

E veniamo poi al vero punto forte di Hereditary, le interpretazioni.

Sì lo so che probabilmente lo si è letto ovunque e queste righe non aggiungono nulla che già non sapete e che non sia stato detto, ma la giovane Milly Shapiro e soprattutto la strepitosa Tony Collette meritano ben più che un semplice plauso, senza poi trascurare il resto della famiglia, che onestamente fa la sua sporca figura, pur mantenendosi un gradino sotto la giovane e tre gradini sotto la madre, che in alcuni momenti sembra davvero posseduta e circolano voci che forse lo sia stata davvero.


Alcune scene sono davvero pregevoli, in particolare quella della testa (non dico di più, tanto chi deve capire ha capito), difficile da digerire anche con mezza bottiglia di Braulio e quella dell’incubo, semplicemente fantastica e dannatamente efficace.


Quello che però penalizza il film è a mio avviso uno script talvolta un po’ incasinato, figlio probabilmente della voglia di strafare di Aster, che sente di aver tra le mani qualcosa di potenzialmente esplosivo e in alcuni casi esagera, rendendo la comprensione non esattamente immediata. Di norma infatti, quando devo andare a leggere commenti in rete per avere conferma di ciò che credo di aver intuito non è un buon segnale (tranne nel caso del capolavoro Madre!), ma nel complesso riordinare tutti i pezzi non è poi così complicato come potrebbe ad un certo punto sembrare. E il finale, ripensando a come sono andate le cose sin dall’inizio, piace.

Se avrete la voglia di rivederlo una seconda volta, sono certo che lo apprezzerete ancora di più.

Giudizio complessivo: 7.8
Enjoy,



Trailer


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