Regia: Morten Tyldum
The Imitation Game è un film del 2014, diretto da Morten Tyldum, regista tra l’altro di Passengers (2016).
La pellicola è l’adattamento cinematografico della biografia del 1983 Alan Turing: The Enigma, scritta da Andrew Hodges e, in verità, non la ricalca proprio fedelmente, prendendosi qualche licenza sia a livello storico che di sceneggiatura.
Il film, dunque, tratta i momenti salienti della vita di Alan Turing, matematico che durante la seconda guerra mondiale costruì una macchina (la verità storica ci dice che Turing, in realtà, perfezionò una macchina già esistente, nda) capace di decifrare i messaggi crittografati dai nazisti mediante la macchina Enigma, invenzione che consentì alle forze alleate di vincere il conflitto. I meriti di Turing sono stati riconosciuti solo recentemente, poiché in merito alla sua invenzione vigeva il segreto di stato britannico.
La pellicola fa ampio uso dell'espediente narrativo del flashback, teletrasportandoci temporalmente dall’anteguerra al post-guerra a seconda che ci si trovi ad esplorare l’adolescenza di Turing, il periodo bellico (ove si svolge la maggior parte della narrazione) o nel dopoguerra con i suoi ultimi anni di vita.
Il film tratta argomenti abbastanza delicati, come l'omosessualità, vista in quegli anni come un reato punibile con la carcerazione o con cure di stampo medievale, e la segregazione tra uomini e donne sul lavoro e nella vita sociale, nonostante qualche anno prima degli eventi narrati (1939-primi anni '50, nda) i movimenti delle Suffragette inglesi avessero smosso molto sul piano dei diritti civili.
Il film qui pecca di un mancato approfondimento di queste tematiche, trattate in modo un pò troppo "british", se mi consentite il termine, semplicistico per capirci. Infatti c’era molto materiale per poter caratterizzare meglio l’atmosfera che si respirava in quel periodo storico, ma scelte registiche e di scrittura opinabili hanno optato per una versione più romanzata della storia. Il che non è necessariamente un difetto, però un rammarico nella mente di chi sta scrivendo, questo sì.
Alan Turing è interpretato da uno straordinario Benedict Cumberbatch, che regge l'intero film sulle sue spalle, coadiuvato dall'ottima Keira Knightley, che ho particolarmente apprezzato nella parte di intellettuale e compagna (di vita?) di Turing.
Menzioni particolari per Alex Lawther, che interpreta il giovane Turing in alcuni flashback, e che ho iniziato ad apprezzare già dalla serie TV The End Of The F***ing World, e per la colonna sonora sublime composta da Alexandre Desplat, che recentemente ha composto anche quella di The Shape Of Water (2017).
La regia è abbastanza pulita, fa il suo, e un leggero effetto patinato dà l’idea di trovarci realmente addietro con gli anni. La sceneggiatura, come già detto in precedenza, non è fedele ai fatti storici documentati, ma complessivamente è da considerarsi buona, e ben adattata.
Nel complesso film e atmosfera sono ampiamente sopra la media, il voto non può che essere alto.
Giudizio complessivo: 8
Buona visione,
Trailer
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